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23 Marzo 2018 - 23:51
LE VILLE DEI SINTI A IVREA
In strada vicinale Cascine Forneris c’era un terreno di 5 mila metri quadrati su cui svettavano noci e roveri. Ad un certo punto, dalla sera alla mattina, è stato occupato abusivamente dai nomadi che ci han costruito su delle villette. Una dietro l’altra, davanti agli occhi inebetiti dei proprietari e nel totale disinteresse dell’Amministrazione comunale, veloce come speedy gonzales però, attraverso l’ufficio tributi, a correr dietro ai proprietari chiedendo loro il pagamento di Ici, Imu, Tari e quant’altro.
La storia eravamo arrivati a raccontarla fino a qui, aggiungendoci che, da 20 anni a questa parte, sindaci e assessori succedutisi a palazzo avevan sempre fatto finta di volersene occupare, in verità spostando il problema più in là di anno in anno e tra le altre cose, nel 2002, variando la destinazione urbanistica dell’area da agricola che era, a campo nomadi, con ciò rendendola invendibile e priva di valore... Insomma un incubo. L’incubo di Giovanni Gaida, 88 anni e oggi pure l’incubo della figlia Gloriana Lesca Gaida e dei nipoti.
E se fino a qualche tempo fa l’unica soluzione sembrava essere l’abbattimento degli abusi edilizi, avvalorato da più di una sentenza del Tar, oggi come oggi altro non resterebbe che l’esproprio bonario dei terreni da parte del Comune ed è su questo che ultimamente ci si è concentrati.
Diciamo anche che finalmente, dopo che se ne è parlato in consiglio comunale, e pure sui giornali, qualcosa si è mosso.
C’è, infatti, una lettera firmata dal responsabile dell’Ufficio Tecnico, l’architetto Nedo Vinzio, attraverso cui si informano i Gaida che sarebbero (il condizionale è d’obbligo) state avviate le attività per giungere alla dichiarazione di pubblica utilità dei terreni. Non prima però d’aver approvato una variante al prgc e un progetto definitivo per la rete fognaria, l’acquedotto e l’illuminazione pubblica.
Di corrispondenza però ce n’è anche altra ed è un precedente “rimbrotto” di Gloriana Lesca Gaida al sindaco, per alcune dichiarazioni rilasciate in consiglio non rispondenti al vero.
E cosa avrebbe detto Carlo Della Pepa? Che la vicenda non si era potuta chiudere perchè non ci si era messi d’accordo sul prezzo...
Quando Gloriana Lesca Gaida l’ha letta, dicono i beninformati, per poco non cascava giù dalla sedia.
“Questa affermazione mi ha sorpreso - ha più o meno sentenziato - E’ vero che durante una riunione obbiettai che nelle stima del Comune non si era tenuto conto delle spese legali sostenute e degli alberi che erano stati tagliati...”.
Epperò poi quella somma ce la si era fatta piacere, per il quieto vivere e per mettere la parola “fine” ad un interminabile calvario...
“Sappia il signor sindaco - ci è andata già duro Lesca Gaia - che se non si risolve la questione prima della scadenza del suo mandato lo chiamerò in causa anche per le sue responsabilità. Basta giocare a rimpiattino...”.
E che i Lesca abbiano tutte le carte in regola per non far dormire la notte sindaco e funzionari è certo. Esiste una relazione del maggio del 2000 sugli abusi edilizi firmata da due tecnici dell’Arpa, due dirigenti dell’area tecnica e il maresciallo Rebesco. Esiste una sentenza del 30 dicembre del 2003 di condanna del Comune di Ivrea a risarcire Gaida per aver posto in essere “una condotta colposa consentendo una sostanziale espropriazione dei fondi...”. Infine risale al 2005 un sentenza del Tar, in cui il giudice specificamente ordina all’Amministrazione comunale di abbattere gli abusi edilizi. Fu quella volta che il Comune (genio della lampada) avrebbe voluto (sembra di raccontare una barzelletta) che fosse il proprietario ad occuparsene, magari con pala e piccone, a tu per tu con i “sinti”.
E poi c’è quell’altro capitolo degli accertamenti Ici e Imu (siamo nel 2015) dell’Ufficio Tributi quindi la cartolina verde dell’Agenzia delle entrate con tanto di interessi e sanzioni. Tutta posta indirizzata al proprietario dei terreni e non invece agli abusivi.
A Gaida, solo contro tutti, la pubblica amministrazione è arrivatata al punto di notificare persino una richiesta di accatastamento, finanche l’ingiunzione di demolizione.
E ci si chiede davvero che cosa manchi per mettere la parola fine al calvario.
Della vicenda, come tutti sanno ne ne è occupato anche il consiglio comunale, sulla scorta di una interpellazna sottoscritta da Francesco Comotto, Tommaso Gilardini e Diego Borla.
Stesso identico film di alcuni anni fa, quando in consiglio approdò l’interrogazione di Pierre Blasotta dei cinquestelle.
Quindi? Quindi, come si dice a Striscia la notizia, vi terremo informati...
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