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IVREA. Comdata, tutta colpa del Jobs Act...! Cos’hanno fatto sindaco e assessore?

IVREA. Comdata, tutta colpa del Jobs Act...! Cos’hanno fatto sindaco e assessore?

Una recente protesta a cui ha partecipato anche Cadigia Perini

Ai primi 170 se ne sono aggiunti altri 50. Tutti a casa.... In Comdata continua inesorabile la decimazione dei lavoratori con contratto di somministrazione e  addetti alla commessa del 187 di Telecom non foss’altro che per quest’anno si prevedono circa trecentomila chiamate in meno. Stavolta nell’elenco ce ne sono alcuni che erano stati assunti a tempo indeterminato dalle agenzie di somministrazione. Tecnicamente, potranno accedere a una misura di sostegno al reddito, ma si tratta di cifre minimali considerando che per un tempo pieno parliamo di circa 750 euro lordi e la maggior parte dei lavoratori Comdata non lo è.

E nei giorni scorsi si è finalmente tenuto un incontro nel corso del quale l’azienda ha confermato il costante calo di volumi di attività.

Tra le soluzioni prospettate anche lo spostamento di alcuni lavoratori su altre commesse (in particolare su Wind e MediaMarket) e l’utilizzo delle ferie.

E si apre a questo punto un grande tema. Con chi ce la si deve prendere? Con l’azienda o contro le Istituzioni e quelle leggi che prevedono il precariato e la flessibilità del lavoro?

Mentre sul tema delle ferie i rappresentanti sindacali hanno potuto appellarsi alle norme contrattuali e verrà chiesto di stare a casa solo a chi ha un saldo superiore a 50 ore, per tutto il resto c’è ben poco da fare, salvo generici impegni per un progetto di sviluppo del sito di Ivrea.

“Il grande scoglio però - denuncia sul sito Varieventuali la comunista Cadigia Perini - non è tanto il comportamento dell’azienda che altro non fa che l’azienda … quanto la scarsa consapevolezza dell’essere in piena regressione dei diritti resa possibile dal ricatto occupazionale. Mi spiego meglio. A causa della crisi occupazionale, per qualsiasi lavoro a qualsiasi condizione un datore di lavoro ti “concede” e tu devi essere contento, “ringrazia che hai un lavoro!” è il mantra. Nel senso comune delle cose è passato che la colpa della crisi del lavoro stia tutta nei diritti dei lavoratori: diritto a un lavoro stabile, sicuro, pagato il giusto, con orari che permettono la conciliazione del tempo del lavoro con il tempo di vita ...”.

E in questo quadro desolante  che classifica i diritti fra i lussi si aggiunge l’inerzia delle Istituzioni.

“Era il 29 gennaio quando i lavoratori e le lavoratrici di Innovis venivano ricevuti dal sindaco Carlo Della Pepa e dall’assessore al lavoro Enrico Capirone - denuncia Cadigia Perini - Il sindaco prese l’impegno di chiamare l’azienda per un confronto, sembrava che lo avrebbe fatto il giorno dopo come prima cosa invece, ad oggi non c’è traccia. E’ dunque la realtà ad essere dura, o chi in questa realtà galleggia senza badare a chi rischia di annegare...”.

Il lavoro

Immaginatevi un lavoro che più o meno funziona così. Rispondi

al telefono per  tre, quattro ore. Poi fai pausa per altre due o tre, inventandoti un modo per far passare il tempo, comunque rimanendo nei paraggi, quindi, forse, torni alla postazione per altre due o tre ore.

Questo accade orami da anni in Comdata tutti i giorni, tutte le settimane, tutti i mesi. E questa “era” anche la vita dei precari lasciati a casa.

“Dentro questa cornice – spiegano sindacati e maestranze – Comdata ha presentato dati negativi sulla produttività e il conseguente stato in perdita economica della commessa ma avrebbe confermato, comunque, di credere nelle capacità dei lavoratori di Ivrea di invertire il trend e la volontà ad investire sul sito…”.

Tant’è

Parole, parole, soltanto parole o qualcosa di più? A gennaio, alcuni interinali dopo l’annuncio se ne erano andati in lacrime tra scene di panico e lamenti, altri erano rimasti a fare l’ultimo giorno di servizio con l’angoscia nel cuore.

“Parliamo di persone con le quali lavoriamo quotidianamente – avevano commentato Loretta, Marco e Tania di Cgil – in alcun casi da almeno  un anno, assunte con contratti a 15 ore settimanali  a cui veniva “imposto”, in nome della flessibilità più estrema, di svolgerne anche 40.  Viviamo nel Paese dei Balocchi dove ai padroni oramai è tutto permesso!!”

“Calano le chiamate e i lavoratori non servono più e si mandano a casa, come fossero oggetti usa e getta. Lavoratori a gettone, come macchine. E’ questo che permette il Jobs Act e tutte le leggi che hanno precarizzato il lavoro – commenta amara Cadigia PeriniDa tempo denunciamo la pericolosità sociale di queste leggi liberticide sul lavoro, del cancellare ad uno a uno i diritti di chi lavora, continua Perini…”.

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