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IVREA. Ipercoop. Il Comune dice No, No, No

IVREA. Ipercoop. Il Comune dice No, No, No

L’ufficio tecnico del Comune ha detto di nuovo “no” (ed è il terzo) alla costruzione della Ipercoop di Nova Coop.

Ed è un “No” che arriva dopo che la seconda sezione del Tar di Torino, presieduta dal giudice Carlo Testori, a novembre, aveva accolto il ricorso presentato dalla Genco srl di Valter Martinetto e disposto il riesame “in uno spirito di reciproca e leale collaborazione”, invitando il Comune a valutare la fattibilità in considerazione delle opere pubbliche di compensazione, il tutto riservandosi comunque di verificare l’esito del riesame il 14 marzo, in camera di consiglio.

Insomma c’era il dubbio che il “no” dell’ufficio tecnico fosse appeso a dei cavilli e il giudice lo aveva scritto a chiare lettere suggerendo anche che l’istanza, forse poteva “essere istruita previa modifica della sua veste formale….”

Manco a dirlo erano seguiti una serie di inutili incontro con gli avvocati e i tecnici.

In ballo c’è un investimento da 14 milioni di euro, di sicuro il più grande che Ivrea abbia visto negli ultimi anni.

Parliamo di un’area di 13.500 metri quadri, tra corso Nigra e via Di Vittorio,  proprio davanti al Movicentro, all’interno della quale si prevede la demolizione di due fabbricati, tra cui l’ex casa Molinario (che un tempo ospitava il centro prenotazioni unico dell’Asl To4), la realizzazione di un parco urbano di 1.300 metri quadri con tanto di percorso ciclo pedonale, una nuova piazza di fronte alla stazione e varie modifiche alla viabilità, non in ultima due rotonde. S’aggiunge, evidentemente, l’Iperstore di  2.500 metri quadri.

Valter Martinetto, titolare della Genco srl, e i curatori del proegetto (lo Studio Casalatina) ne fanno una questione economica (solo per Casa Molinario hanno speso 750 mila euro), ma anche di diritto, non foss’altro che il nuovo fabbricato pareggerebbe i conti con i due vecchi edifici da abbattere pari a 12.676 metri cubi. “Tradotto il tutto in metri quadri – ci avevano spiegato – si andrebbero ad utilizzare appena 4.814 metri rispetto ai 6.754 consentiti dal piano regolatore…”.

Con in una mano le cartine e nell’altra la delibera del consiglio regionale del 2012 sulla programmazione urbanistica del commercio al dettaglio, non hanno dubbi. “Noi siamo in A3 e non in A1” sottolineano. Essere in A1, cioè in centro storico, significa non poter fare quasi nulla, essere in A3, al contrario, quasi tutto, compreso un negozio con una superficie di 2.500 metri quadri...”

E invece il Comune ha detto “no” per l’ennesima volta. Al primo, ne è infatti seguito un secondo, sulla base di una memoria tecnica, inviata da Genco a sostegno della legittimità, della congruità e della completezza degli elaborati presentati. E adesso il terzo senza alcuna considerazione delle decisioni del Tar.

Per lo Sportello unico alle attività produttive (Suap) la richiesta di variante semplificata continuerebbe a non essere ammissibile non foss’altro che con il Piano regolatore vigente (approvato nel 2006), per la grande distribuzione si sono messe a disposizione altri terreni. Di fronte alla casa circondariale, poi all’intersezione tra via Piemonte e la provinciale e, infine, al confine con Burolo. Morale: «essendo possibile insediare il progetto nelle tre aree indicate, manca il presupposto di legge per procedere con lo strumento della variante semplificata in corso Nigra».

Come dire che l’Ipercoop si può costruire ovunque ma non qui, in pieno centro città.

E adesso che si fa? Nulla. Si attenderà di capire come la vede il Tar e se gli ermellini, dopo la camera di consiglio di mercoledì 14 marzo,  dovessero dare ragione a Genco, la variante, a questo punto, verrebbe finalmente discussa in  consiglio comunale. Insomma, non sarebbe più un problema di Carlo Della Pepa ma di chi verrà dopo di lui.

Non che la politica e i consiglieri di maggioranza e minoranza non se ne siano occupati.

Di questa patata bollente se ne era infatti parlato anche nell’ambito di una commissione consigliare sull’assetto e uso del territorio, riunitasi nel mese di luglio dello scorso anno.

“Sarò felicissimo – aveva inforcato il consigliere comunale Alberto Tognoli – se per una volta prevalessero veramente gli interessi legittimi degli investitori e quelli indiretti, per gli effetti positivi che l’intervento avrebbe sia al commercio che alla viabilità cittadina. Ma anche per riportare  finalmente un po’ di vita in questa città uccisa dagli interessi di un noto partito. Quegli interessi che  al momento sembrano poco trasparenti e che pare si stiano nuovamente affacciando ...”.

“E’ una questione tecnica –  gli aveva risposto l’assessore Giovanna Codato La legge regionale consente in deroga al piano regolatore, l’apertura o l’ampliamento di un’attività commerciale ma solo se non esistono terreni idonei da un’altra parte. In questo caso ce n’è uno verso Burolo, dalle parti del carcere… ”.

Che è pero come dire a uno che si è comprato un terreno per costruirsi la casa che lì non la può fare e deve andare a sbattere la testa da un’altra parte.

“Sia chiaro – aveva aggiunto  Giovanna Codatoio non ho nessuna preclusione e sarei ben contenta, ma non dipende da me. Anche perchè quella zona lì, riqualificata, sarebbe un valore per tutta la città…”. E in verità anche Codato, qualche dubbio che la verifica del Suap fosse stata troppo zelante, ce l’ha avuto.  Credo che i proponenti si siano offesi ma il parere negativo – aveva concluso l’assessore – è arrivato in seguito ad una verifica tecnica, non politica …Forse si sarebbe dovuto imbastire un accordo di proramma di pubblica utilità, anzichè una variante semplificata, ma tant’è!…”.

E il dibattito, in commissione, si era concentrato anche su altri aspetti, a cominciare dalla disponibiltià dichiarata da Genco srl ad acquistare il parcheggio dell’Olivetti Multiservices mettendolo a disposizione del pubblico.

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