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20 Novembre 2017 - 10:58
Luca Rivoira
Cosa significa numero legale in un consiglio comunale composto da 24 consiglieri più il sindaco. Si raggiunge con 12 più il sindaco o con 12 compreso il sindaco? Non sarà uno scioglilingua ma poco ci manca E si dirà che son solo numeri. Come giocarseli al lotto, sulla ruota di Torino e di Milano. Come addormentarsi contando la pecorelle in un cielo trapunto di stelle. Come di fronte ad un Sudoku.
E ci sta! Ci mancherebbe ancora... Ma a riprova che la domanda non sia poi così tanto banale o di lana caprina, c’è un presidente del consiglio che da giorni si arrovella la mente, fintanto d’aver investito della questione, nientepopidimenoche la conferenza dei capigruppo.
“Non era mai capitato prima - ci dice Giancarlo Brino - Occorre decidere come ci si dovrà comportare in futuro, perchè questo evidentemente rappresenta un precedente...”.
Appunto. Non è mai capitato prima che in base ad un’interpretazione dell’articolo 49 del regolamento, che definire elastica è dire poco, il consiglio comunale approvasse una delibera con soli 12 consiglieri presenti in aula ed è sicuro che il consigliere Franca Levato, contata come tredicesima, non era da contare, non foss’altro che l’ha formalizzato lei stessa, con due righe inviate al segretario.
C’è un problema, grande come una casa. Questa volta è successo per i Pir di Luca Rivoira, ma domani potrebbe succedere anche sul bilancio. Come dire che quando in 13 escono dall’aula, in 12 compreso il sindaco, potrebbero essere più che sufficienti, per fare e disfare, più o meno quel che si vuole
“Sì. E’ vero - scuote la testa Brino - Il consiglio comunale è composto da 24 consiglieri più il sindaco ma abbiamo fatto un’analisi tecnica e su questo esiste già una corposa giurisprudenza...”.
E dire che si è appena approvato un nuovo regolamento, questo sì a maggioranza, con l’inserimento, tra le altre cose, del question time del cittadino e del professionista che può dare una mano al consigliere. Poteva essere l’occasione giusta per fare chiarezza anche sul numero legale.
“Poteva esserlo ma non era mai capitato prima - ammette Brino - E’ la prima volta che succede una cosa così. Anche io voglio che si faccia chiarezza.... Il presidente del consiglio non può essere lasciato in balia dei numeri. Dobbiamo dirimere subito questa questione...”
Scontato qualche dubbio sull’imparzialità. Tra lo scegliere di certificare una maggioranza che non c’era o l’esatto contrario, ci sta che uno, e Brino con lui, si faccia venire qualche dubbio su parole che messe una dietro l’altro possono voler dire almeno due cose. “Io cerco di essere super partes - mette le mani avanti - E devo peraltro dire che non sono state rilevate delle irregolarità ...”.
Insomma, volenti o nolenti, si ritorna a parlare dei Pir (Piani individuali di risparmio). Alzi la mano se c’è qualcuno, almeno uno, in consiglio comunale, seduto tra le fila della maggioranza o tra quelle dell’opposizione che abbia voglia di andare a procurar battaglia, come Mel Gibson in Bravehearth contro gli inglesi.
Di “cuori impavidi” non ce n’è e c’è anche una limite mentale, ad occuparsi di un qualcosa di cui non ci si vuole occupare, come solo può essere un argomento che ha visto uscire tutti dall’aula tranne gli 11 più il sindao di cui sopra.
E poi su che cosa? Sui Pir? Parliamo di strumenti finanziari o fondi di investimenti che dir si voglia proposti dalle banche per finanziare piccole e medie imprese. I cittadini danno a loro i risparmi e loro li utilizzano per dare credito a chi produce. Molto sinteticamente, nei nuovi “Pir” inventati da Rivoira, su suggerimento di un amico, si allargherebbe la sfera del credito anche a tutte le aziende non quotate in borsa. Insomma un ordine del giorno per disegnare una nuova frontiera e nuovi spazi verdi per gli Istitui finanziari. Una vera e propria soluzione alla crisi a cui nessuno ha mai pensato (ma ci ha pensato Rivoira) da suggerire immediatamene al Ministro Padoan, anche se non si è capito ancora bene come, dove e quando. Ed è proprio questo che si è detto l’ultima volta in consiglio comunale.
Roba da rotolarsi tutti per terra dalle risate. Roba da chiedersi che cosa c’entrassero i Pir con un consiglio comunale di una città dell’hinterland torinese.
Roba che fa rima con quell’”Abbiamo una banca” pronunciato alcuni anni fa dall’allora segretario dei Ds Piero Fassino al telefono con il presidente Unipol Giovanni Consorte. Lo abbiamo pensato, lo abbiamo scritto e ci abbiamo pure costruito un bel titolo. La differenza è che Rivoira una banca non ce l’ha, al massimo ci lavora e solo da qualche mese. E poi c’è Facebook. Cosa poteva fare il piccolo Rivoira se non lamentarsi ufficialmente con i suoi amici?
“Eccola qui - scrive con l’ardire di uno che può dare e saprebbe dare lezioni di economia finanziaria a chicchesia - la differenza tra cosa viene riportato e cosa realmente si propone in consiglio comunale.
In alto un leggitimo articolo di un giornale locale, sotto il dispositivo presentato e votato in consiglio comunale....”.
E poi? E poi l’ovvio. “Nella discussione in aula - insiste - pochi degli intervenuti si sono informati sull’argomento, alcuni hanno declinato di partecipare alla discussione perchè ritenuta “inutile”, altri hanno dichiarato di non essersi informati abbastanza su quale fosse la proposta, altri hanno fatto interventi pertinenti....”.
Seguono due striminzite condivisioni, una decina di “Mi piace” e il commento, neanche troppo satirico di Sara Miglietta
“Gentile Consigliere - dice a Rivoira - c’é una legge, mettiamo le telecamere, visioniamole, multiamo e denunciamo. É difficile? Davanti alla scuola media Gobetti le deiezioni canine all’1 del giorno sono uno scandalo e ci sono finiti sopra sotto i miei occhi. Grazie buon giorno...”.
Insomma i “Pir” trattati alla stregua delle cacche dei cani. Se non è questa un segnale, diteci voi che cosa è...
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