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SETTIMO. Addio a Piero Aragno, galantuomo settimese

SETTIMO. Addio a Piero Aragno, galantuomo settimese

Come si fa a ricordare in poche parole un personaggio come Pietro Aragno? Lui stesso non sarebbe riuscito a farlo e forse non avrebbe neppure voluto, amante com’era del raccontare le cose con dovizia di particolari. Piero – tutti lo chiamavano così a Settimo – ha rappresentato, a modo suo, l’essenza della “settimesità”, quella legata al passato, ad un mondo ormai lontano che può essere ricordato e mantenuto vivo solo dalla memoria. E questo lui lo sapeva fare bene.

A Settimo nacque nel 1928, quasi novant’anni fa, e di Settimo erano anche i suoi genitori e prima ancora i suoi nonni che vivevano in via Giotto, dove oggi vive la figlia Monica con la sua famiglia. Ma non basta essere di Settimo e avere i capelli bianchi per diventare un bravo cultore della memoria cittadina. Occorre aver vissuto intensamente la propria realtà, aver intrecciato rapporti con tante persone, aver partecipato attivamente alla vita sociale e culturale della propria città. Se poi si aggiungono il gusto e la capacità, spesso innate, di memorizzare e poi raccontare gli eventi e le persone, sapendo cogliere, anche dalle cose più semplici, l’essenza di “come eravamo”, allora il gioco è fatto!

Piero a Settimo conosceva tutti e tutti a Settimo conoscevano Piero. Per molti anni fu un piccolo imprenditore della penna, settore al quale rimase per sempre profondamente legato. Una volta in pensione, era facile incontrarlo in centro, non distante da dove abitava con la moglie Natalina in via Mazzini, a conversare con qualcuno. Amava le relazioni e non perdeva occasione per scambiare qualche parola con gli amici di sempre o elargire qualche complimento alle signore con un rituale e una galanteria tutta torinese! Aveva le proprie idee ma non assunse mai un ruolo istituzionale in città. Preferì la strada dell’associazionismo alla carriera politica. Aragno è stato infatti una presenza attiva e costante nel tessuto associativo della nostra città per almeno quarant’anni: dalla Famija Setimeisa, agli Amici della Musica (socio Fondatore dal 1986 e presidente dal 1994 al 2001) al Gruppo Ricerche Etnografico Settimese (socio fondatore e Presidente 1997). Prima ancora, negli anni del dopoguerra, la passione per la musica lo portò a far parte di un complesso che a Settimo si esibiva sotto il nome di Orchestra Zegna. Piero era il batterista.

Le nostre strade si intrecciarono molto più avanti. Lo conobbi personalmente nel 1994. Fu lui in verità a cercarmi. All’epoca curavo alcune rubriche sul periodico cittadino “La Nuova” e Piero fu colpito dal mio appello contenuto in un articolo che avevo provocatoriamente intitolato “Il museo che non c’è” nel quale giudicavo inaccettabile l’idea di una città senza un museo e spronavo l’orgoglio dei settimesi a dar vita ad un’istituzione che raccontasse le attività tipiche del nostro territorio come la lavorazione della Penna e l’attività dei Lavandai. La comune passione per la storia e le tradizioni locali e l’amore per la propria città fece nascere tra di noi un sodalizio destinato a durare nel tempo e a dare i suoi frutti. Nacque così il Comitato Promotore per il Museo Etnografico (1994) destinato a diventare nel 1997 un’associazione legalmente riconosciuta con il nome di GRES – Gruppo Ricerche Etnografiche Settimesi. Grazie alla sua rete di conoscenze personali, fu possibile recuperare dalle case dei settimesi oggetti e testimonianze che poi trovarono collocazione definitiva nel Museo Etnografico del Mulino Nuovo (2002). Moltissime pubblicazioni, sempre sulla scia del recupero della memoria, portano la firma di Aragno come coautore o promotore; si pensi a “Settimo Torinese una città in punta di penna” (1991) scritto da Silvio Bertotto, o a “Cascine di Settimo Torinese” (1996), frutto di una stretta collaborazione con G. Caramellino, A. Monteggia e E. Vassallo. Insieme abbiamo collaborato a pubblicazioni quali “Viaggio tra le immagini di un borgo diventato città” (2003) con il socio Giuseppe Caramellino, “La stòria a l’é bela, fa piasì contela… (2005), Quel piccolo mondo antico – giochi e giocattoli di una volta a Settimo Torinese” (2007), insieme con il compianto socio Pietro Antoniotti.

Per molti anni è stato anche membro della Commissione Toponomastica, proponendo toponimi e personaggi settimesi a cui intitolare vie, piazze e scuole cittadine, ruolo che oggi è passato a me.

Piero è rimasto fedele nel tempo al suo modo di essere e alla Settimo paesana che ha conosciuto e che poi ha visto cambiare profondamente sotto i suoi occhi, faticando ad accettarne l’inevitabile evoluzione. In me vide una sorta di “erede spirituale”, una persona fidata alla quale poter trasferire tutte le sue conoscenze, con l’obiettivo di portare avanti, anche dopo di lui, la valorizzazione della memoria settimese.

Resta il fatto che oggi, con la scomparsa di Piero, la città di Settimo ha perso la sua più grande memoria storica. Io ho perso un maestro e soprattutto un caro amico.

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