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IVREA. Nessuna soluzione per Tecnologic@mente

IVREA. Nessuna soluzione per Tecnologic@mente

Aveva chiesto aiuto su Facebook ed era la prima volta che lo faceva. “Per una cosa che per me è importante...” aveva scritto quest’estate l’ex assessore Laura Salvetti.

E  quella “cosa” altro non è che il  laboratorio-Museo Tecnologic@mente della Fondazione Natale Cappellare. Il 23 giugno del 2016  è arrivato lo sfratto firmato dall’Istituto Moreno, ergo, negli spazi attualmente occupati in  via San Francesco non possono più stare. Dovrebbero traslocare nella nuova sede, di circa 800 metri quadri, ricavata al Meeting Point “Adriano Olivetti” nell’ex quartiere Montefibre, ma per farlo ci vorrebbero dei soldi che non ci sono. Neanche il becco di un quattrino.

Di questo si è discusso, di recente, in consiglio comunale, grazie ad una mozione dei due consiglieri Francesco Comotto e Alberto Tognoli, che si sono immaginati ed hanno ipotizzato, non solo un impegno finanziario da parte dell’Amministrazione Comunale, ma anche una percorso di valorizzazione del museo, non escludendo eventuali collaborazioni, per esempio, con il museo del computer di Camburzano, nel biellese.

“L’Amministrazione comunale si è impegnata pe per evitare la chiusura - ha risposto loro il capogruppo Fabrzio Dulla - Non vedo  come si possa collegarlo a Camburzano....”.

E poi ancora sul contributo che ci può essere solo a fronte di un progetto o di una convenzione con l’Ente pubblico.

“Noi non diciamo che il  comune debba scialacquare risorse - gli ha risposto Tognoli - Pensiamo al contrario ad un rinnovato impegno...”.

E a proposito di impegni. “Sono state risolte le questioni su quello stabile, visto che piove dentro in modo copioso...?” ha domandato il pentastellato Pierre Blasotta, che l’acqua alta, come a Venezia, al Meeting Point, questa primavera l’aveva addirittura fotografata,

A mettere tutti i puntini sulle “i” si è precipitato Enrico Capirone. “E’ vero. E’ successo. Ma adesso di problemi non ce ne sono più. Abbiamo investito ingenti risorse e lo abbiamo migliorato anche da punto di vista sismico.”

“L’obiettivo - ha spiegato ancora  - è realizzare un’integrazione con l’incubatore di impresa in modo da creare un ponte tra la storia olivettiana e le nuove imprese...».

Favorevole ad un contributo l’azzurro Tommaso Gilardini. “Noi pensiamo che il museo debba essere una priorità, anche perchè è indicato nella documentaione della candidatura Uunesco...”

Inutile star qui a sottolineare che per quanto grande e bello, un museo sull’Olivetti, ubicato in un posto così periferico della città, non potrà e non si dovrà considerare una sistemazione definitiva, anche e soprattutto se lo si vuole rendere una cosa per turisti.

Ci vorrebbe una spazio in centro città o, perchè no, proprio all’interno degli edifici olivettiani di via Jervis. E ci vorrebbe - ha ragione Gilardini - proprio in funzione di una candidatura Unesco che stenta a decollare.

Detto questo, la proposta di spostare il museo dove oggi trova posto l’incubatore delle imprese, è arrivata dall’amministrazione comunale poco prima di luglio.

L’accordo prevede un comodato d’uso con a carico del museo solo le utenze,  alcuni lavori e il trasloco (per l’appunto).

In verità il Comune aveva individuato altri tre spazi. Tutti impraticabili, troppo piccoli o con alti costi di gestione e ristrutturazione. Nell’elenco c’era Palazzo Giusiana, già sede del tribunale, l’ex camera di commercio in  via Jervis e l’ex caserma Valcalcino, in via Dora Baltea.

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