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25 Ottobre 2017 - 09:22
Stefano The Hammer Abatangelo
Sabato di fuoco a Pordenone. Il pugile professionista Stefano Abatangelo, nato a Chivasso ma montanarese doc, deve rinunciare all’intento bellicoso di riconquistare il Titolo Italiano di boxe dei Pesi Mediomassimi, già detenuto per alcuni mesi nel 2013 dopo la vittoria di Rivarolo Canavese ai danni di Emanuele Barletta. Sul ring del Palasport Maurizio Crisafulli di Pordenone, sostenuto incessantemente da tanti suoi tifosi giunti in Friuli Venezia Giulia da Montanaro e Torino in pullman e in macchina, l’allievo di Dino Orso incrocia i guantoni con il pugile friulano Nicola Pietro Ciriani. Un avversario ostico, in particolar modo per il maggior allungo che costringe il fighter piemontese ad accorciare sempre la distanza, portando così l’incontro su un terreno a lui più congeniale per caratteristiche fisiche. In avvio di match Abatangelo parte forte, facendo capire al suo rivale di essere venuto in terra friulana per mettere le mani sul vacante Titolo Italiano. Nella prima e soprattutto nella terza ripresa, “The Hammer” fa assaggiare i suoi colpi a Ciriani, attaccando a ripetizione con la guardia ben chiusa, come un autentico carro armato. Con il passare dei round, il pugile friulano acquista fiducia nei propri mezzi e sfrutta al meglio le lunghe leve per tenere distante il piemontese. Il jab sinistro è il colpo migliore di Ciriani, tuttavia Abatangelo non sta di certo a guardare e ne nasce un incontro equilibrato. Più volte l’arbitro Francesco Ramacciotti deve dividere i due pugili, troppo spesso invischiati in fasi di clinch, ma al settimo round giunge la svolta del match: una ferita all’arcata sopraccigliare sinistra del pugile friulano induce il medico di servizio a decretare la sospensione del match tricolore e si va così alla lettura dei cartellini, tutti e tre favorevoli a Ciriani, che diventa così il nuovo campione d’Italia della categoria: 75-78; 76-77; 75-78.
Inevitabili le polemiche dopo la lettura del verdetto, spente sul nascere dallo stesso Abatangelo, che si conferma così un grande campione, nello sport e nella vita di tutti i giorni, al di là dell’esito di questo combattimento: “Bisogna essere ‘uomini’ quando si vince e ‘uomini’ quando si perde. Quando il match lo stavo facendo decollare veramente c’è stato questo taglio giudicato fortuito per uno scontro... in quel momento dell’incontro, nonostante il match fosse lì, qualcosa in più era di Ciriani. Verdetto giusto: il rammarico é che se fosse continuato... ma con i ‘ma’ e con i ‘se’ non si va da nessuna parte! So in cuor mio di non aver deluso nessuno: ho un angolo di allenatori impeccabile, una compagna Annamaria e un figlio Lorenzo onnipresenti, un preparatore atletico e un mental coach meticolosissimi, una miriade di sparring, tifosi, amici, compagni di palestra e familiari giunti da ogni parte d’Italia per supportarmi. Sì, oggi non ho la cintura tricolore, ma ho tutto il resto. Dunque, grazie di cuore. Alla prossima battaglia!”.
Parole migliori non potevano esserci perché i verdetti passano, ma il rispetto e l’amore delle persone restano per sempre.
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