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IVREA. Detenuto tenta di impiccarsi

IVREA. Detenuto tenta di impiccarsi

Il carcere di Ivrea

Alle 9,30 di giovedì scorso era già li che minacciava di impiccarsi alle grate della recinzione dei passaggi della guardiania. L’allarme, al carcere di Ivrea, è però scattato intorno alle 11.

F.M., 50 anni, ancora 30 da scontare, è salito fino ai «camminamenti» arrampicandosi con in mano un lenzuolo che a un certo punto ha legato alle grate creando un cappio.  Si è poi arreso intorno alle 12,30, dopo una lunga trattativa con la polizia penitenziaria.

Stando alle ricostruzioni, avrebbe agito per protesta e  per segnalare il ritardo dei medici nel prestargli assistenza. Sarà anche una scusa banale, ma tant’è!

Sulla vicenda, la Procura di Ivrea potrebbe aprire un’inchiesta, da aggiungere alle tante che già ci sono (circa una ventina) proprio come ha fatto quest’estate per un ragazzo di 37 anni, morto in seguito ad un infarto causato da un’eccessiva assunzione di farmaci, almeno stando all’autopsia.

Il caso ha, ovviamente, riacceso i malumori e le proteste di chi nei mesi scorsi si è interessato della casa circondariale di Ivrea per una lunga serie di aggressione che hanno coinvolto guardie carcerarie e detenuti.

E c’è poi quella lettera del 20 febbraio, firmata da 37 detentui, per denunciare addirittura tre tentati  suicidio, di cui non s’è mai saputo nulla. E si è invece saputo, questo sì, che alcuni di questi detenuti, è stato trasferito in altre carceri, forse per ritorsione.

“Il vitto lascia molto a desiderare - tra le altre cose scrivevano - Sarebbe anche da riguardare il l’elenco dei medicinali ed alcuni dei dottori presenti. Per qualsiasi cosa vengono prescritti: Brufen, Tachipirina e riposo – “su in cella!”.

Guardie vs detenuti

Da una parte ci sono gli esposti dei detenuti sui pestaggi subiti,  rimbalzati agli onori della cronaca anche grazie  a diversi politici delle file di Sel e dei Radicali. Dall’altra  gli agenti  che dicono di vivere in condizioni disumane e che non ci stanno più a passare come i “cattivi”.

Quest’estate anche loro avevano inviato una lunga lettera al direttore del carcere e al Provveditorato regionale lamentandosi  del “cibo bruciacchiato e mal cucinato servito nella mensa dell’Istituto…”.  Una protesta formale da mettere in coda ad un’altra protesta, sugli “episodi di violenza perpetrati dalla popolazione detenuta” e sulla “carenza di personale”.

Diciamo che la tensione sta crescendo mano a mano che si avvicina il tempo dell’esito delle indagini disposte dalla Procura della Repubblica? Diciamocelo…

Insomma, la situazione è esplosiva e non lo è certo da oggi.

Le indagini.

Nello mese di maggio dello scorso anno sette agenti della polizia penitenziaria erano stati iscritti nel registro degli indagati  per presunti maltrattamenti ai danni di detenuti. Cinque detenuti, invece, risultano indagati per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.

Il fascicolo fa riferimento a fatti avvenuti nel 2015. Altri fascicoli, a carico di ignoti, riguardano la sommossa del 25 ottobre 2016.

Nei faldoni c’è anche la lettera, con nomi e cognomi, inviata dal detenuto Matteo Palo ai Radicali e pubblicata alcuni mesi dopo sul sito infoaut.org.

Si raccontano le rivolte del 25 e del 26 ottobre scorsi che sarebbero (il condizionale è d’obbligo) state sedate dalla polizia “con un pestaggio ai limiti della sopportazione e due detenuti quasi in fin di vita”.

Ultima fermata di un calvario cominciato con la protesta del 14 ottobre organizzata per richiedere un televisore in cella.

Ed è il racconto di chi si era ritrovato ostaggio di 3 o 4 agenti.

E’ la disperazione che sale di notte, quando la direttrice non c’è. Ed è la paura di finire al quarto piano, in isolamento. Cui si aggiunge il dramma di gestire una struttura con 144 agenti effettivi, quando ne occorrerebero 156, senza un comandante di reparto e con pochi ispettori.

“Conosco il comandante che c’era quella sera, conosco il personale che ha lavorato e conosco le carte. E conosco anche i detenuti coinvolti – era intervenuta nel dibattito il direttore del carcere Assuntina Di Rienzo prendendo subito le difese degli agenti – I detenuti sono gli stessi che ad agosto avevano avuto 30 giorni di isolamento perché avevano malmenato un altro detenuto…».

“C’era chi stava lanciando oggetti, pezzi di sanitari, schegge di ceramica, si doveva pure intervenire in qualche modo – aveva aggiunto Di Rienzo – I primi accertamenti svolti dalla polizia giudiziaria hanno permesso di acclarare una diversa verità sui gravi episodi a cui il detenuto fa riferimento  già al vaglio dei competenti uffici ministeriali e della locale autorità giudiziaria”.

Peccato che non ci fossero testimoni, nè per la difesa, nè per l’accusa, dato che gli impianti di videosorveglianza del quarto piano non funzionavano

In consiglio comunale

Seguì, dopo le denunce un vero e proprio dibattito anche  in consiglio comunale a Ivrea, provocato da una mozione (poi bocciata dalla maggioranza) dei consiglieri comunali Francesco Comotto e Alberto Tognoli.

Il carcere di Ivrea è davvero uno dei peggiori di tutta Italia come è stato titolato e continuano a titolare un po’ tutti i giornali…”, questa la domanda di partenza.

La risposta avrebbe dovuto essere  “Sì”, almeno a sentire le tante incongruenze rilevate da quei consiglieri regionali (di diverso schieramento politico) che lì dentro ci erano entrati e avevano potuto constatare tutto, ma proprio tutto, con i propri occhi. Laddove per “tutto “s’intende, tutto quel che c’era da vedere.

E si ricomincia dai numeri: 244 detenuti anzichè 192 e 144 agenti penitenziari invece di 156.

Poi ci si era concentrati sulla relazione del Garante Nazionale, Mauro Palma, del 15 dicembre 2016.

“Abbiamo appreso – avevano commentato Comotto e Tognoli – di quei due locali di contenimento, definiti “cella liscia” nel reparto di isolamento e “acquario” a fianco della sala per le visite mediche. Sarebbero in condizioni strutturali e igieniche molto al di sotto dei limiti di accettabilità e del rispetto della dignità dell’essere umano …”.

Ma quel che più di tutto aveva stupito entrambi i consiglieri era stato il rifiuto della direttrice ad autorizzare una visita di una rappresentanza del consiglio perchè “il carcere non è uno zoo…”.

“Parole offensive – aveva tuonato Comotto nei confronti di chi cerca di esercitare il proprio ruolo….”.

Ancora impresse nelle memoria la descrizione che il garante fa delle due celle senza vetri e senza riscaldamento, del materasso tagliato e dei resti fecali nella turca.

“Immagini che si vedono solo nei film – ci era andato giù secco ComottoMancava anche il registro degli eventi critici e dei procedimenti disciplinari…”.

Il dossier e le telecamere

La notizia fresca è che il garante del carcere, Armando Michelizza attraverso un legale, Maria Luisa Rossetti, sta preparando un memoriale per ricostruire tutto quanto è successo nel corso degli ultimi mesi.

L’altra notizia - quasi un miracolo - arriva dalla direzione carceraria. Han fatto sapere, infatti, che sarebbero stati stanziati circa 40 mila euromper sostituire le telecamere che ci sono ma non funzionano.

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