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18 Settembre 2017 - 11:44
Francesco Comotto e Alberto Tognoli
Elezioni avanti tutta. E c’è una lettera confidenziale, anzi no, un appello del consigliere comunale Alberto Tognoli, inviato via email a tutti i colleghi di minoranza. Risale al giugno scorso, poco prima delle ferie, e ha come obiettivo la costruzione di uno schieramento che unisca l’intera opposizione e che abbia, anche numericamente la possibilità di vincere. Fuori da ogni tipo di schema. Senza guardare alla destra, al centro, alla sinistra e anche con i cinquestelle, perchè no...
Un sogno. Una proposta politica capace di essere allettante anche per quel 40% di cittadini che nel 2013 non è neppure andato a votare o da tempo chiede un’alternativa credibile al PD.
Tognoli va però oltre e chiede a tutti, anche a sè stesso, un passo indietro sulla candidatura a sindaco che a suo dire dovrà essere abile, dinamico e soprattutto capace di coordinare una squadra di assessori eterogenei e rappresentativi delle tante anime.
Insomma, quasi un miracolo. La domanda è: chi potrebbe unire un fronte così vasto?
“Io credo non sia così difficile - scrive - Se si sarà capaci di individuare in breve tempo un programma su cui convergere.... Intanto dico subito che da parte mia non c’è alcuna velleità ad un ruolo istituzionale...”.
E c’è da credere che dopo tanti anni passati in minoranza in Comune e in Provincia, Tognoli si sentirebbe già ampiamente gratificato da un successo finale.
L’invito è a non cadere nell’illusoria prospettiva che i cittadini abbiano nel frattempo cambiato idea e non aspettino altro che ribaltare la situazione.
“E’ una eccitazione che conosco - commenta alzando gli occhi al cielo - Prende man mano che ci si avvicina all’elezione, ma lascia sempre l’amaro in bocca.... Mi chiedo se Diego Borla, Elvio Gambone, Tommaso Gilardini, Francesco Comotto e Pierre Blasotta abbiano ancora così tanta voglia di ritrovarsi seduti in minoranza e subire per altri cinque o dieci anni i diktat di un Sindaco che se ne frega del proprio Consiglio e che decide in altre stanze tutto quello che fa comodo al PD ed ai suoi infiniti satelliti? Non dimentichiamoci che a Ivrea anche il recente Referendum Costituzionale ha dimostrato che la Città rimane una roccaforte di un mondo che a mio giudizio fa ormai parte del passato, ma che ancora si ostina a non prendere atto che le cose cambiano...”
Peccato che il tempo corra verloce. Tra un po’ si comincerà a parlare del Natale e da lì alla primavera sarà un attimo arrivarci.
“Lo ripeto - dice - ritengo non più derogabile l’esigenza della costruzione di una nuova proposta di governo alternativa al decadente regime conservativo-clientelare rappresentato da decenni di governo di Giunte costituite praticamente da un unico partito (PCI, PDS, DS,PD) e di gruppi civici occasionali e timorosi di proporre a loro volta un’alternativa vera e propria....”.
Insomma è arrivato il momento e Tognoli si è convinto che con Comotto, Gilardini, Borla, Blasotta e Gambone, si possa e si debba fare qualcosa di più.
“Per almeno 25 anni non c’è stato modo di predisporre uno schieramento sufficientemente allargato ed autorevole per poter contrastare con successo quella sempre più fitta rete di piccoli e grandi interessi che fa sì che il PD sia ancora oggi in grado di contare i suoi voti prima ancora dell’esito delle urne. Questo non è un normalissimo scontro elettorale tra partiti che vanno per la maggiore e quelli che devono faticare per portare a casa i propri voti. Abbiamo una “missione”: smantellare un vero e proprio sistema che non fa che impoverire progressivamente la nostra Città....”
Da qui all’analisi di una vita costellata di battaglie, tutte perse, il passo è preciso come un rintocco di campane per niente stonate.
“Nella mia fulgida (ironico, ndr) carriera politica ho visto nel 1994 andare tutti i partiti e le liste civiche ognuna per proprio conto contro la corazzata dell’Ulivo e di qualche altra pianta (la quercia del PDS). Non ho mai ritenuto un particolare vanto essere andato al ballottaggio per poi perdere e dovere persino andare sportivamente ad omaggiare il nuovo Sindaco Maggia perdipiù in una Sala Santa Marta colma di svolazzanti bandiere rosse e bianche, frutto del concretizzato compromesso storico.
Nel 1998 forse avevo diritto, come ogni pugile ancora non del tutto suonato, ad una gara di ritorno, ad una rivincita, considerato che Maggia i suoi l’avevano esautorato e io mi ero fatto un discreto fondoschiena in quattro anni di accanita minoranza, ma giochi ambigui di questa omertosa Ivrea, portarono un altro candidato, amico e già mancato anni addietro, e si perse per un migliaio di voti al ballottaggio. Fu persino sconcertante un controllo che effettuammo dei registri elettorali tra il primo ed il secondo turno. Nel 2003 mi fu impedito dal partito di Torino e dalle sue paturnie del momento di presentarmi in lista. Restai fuori e il partito ci rimise la metà dei voti. Pensate che a Torino gliene sia fregato qualcosa a qualcuno? In quella tornata si ricorse persino a un candidato estraneo alla realtà eporediese, senza risultato. Del 2008 e del 2013 immagino che siate già sufficientemente informati sugli andamenti elettorali per fare superflui commenti....”
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