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LUGNACCO. La grandinata ha devastato i vigneti

LUGNACCO. La grandinata ha devastato i vigneti

vigneti, le piantagioni di kiwi e di pomodori completamente devastate dalla violenta grandinata dello scorso 10 agosto.

In Regione Monti sono ancora visibili i segni del maltempo. “In venti minuti sono venuti giù chicchi grossi come noci” raccontano alcuni residenti. La disperazione si legge sui volti di chi, con cura e passione, coltiva la terra.

“Sono desolato – racconta Albertino Fecchio, 69 anni, l’ex spazzacamino -. Ho lavorato un anno per avere grappoli d’uva ottimi ed è bastata una grandinata per rovinare tutto”. Più del 50 per cento della produzione è andata persa. “Lo scorso anno avevo prodotto circa 300 litri tra Erbaluce, Barbera, un po’ di Nebbiolo e anche del Freisa - racconta Fecchio -. Questa ultima annata era ottima e contavo di produrre 400 litri. La grandine mi ha rovinato anche le cinque piante di kiwi e pure le piantagioni di mele”.

E’ nervoso e mentre ci parla cammina su e giù per il suo appezzamento di terra di fronte a casa, mostrando i filari danneggiati dalla grandine.

E’ affranto anche il sindaco Giacomo Marchetti.

“Con i mezzi del comune abbiamo subito spazzato via i chicchi di grandine. Abbiamo fatto il possibile” ci dice, nella doppia veste di amministratore ed agricoltore.

“Per fortuna noi non produciamo per vendere.... - osserva - Non possediamo il marchio doc e i litri che produciamo li imbottigliamo per noi. E’ una passione. Ma anche un modo per  tenere in ordine i campi. E’ faticoso. Ti alzi presto al mattino e durante tutto l’anno devi anche mantenere pulito il terreno e non far crescere l’erbacce. Se non curi la vigna, il rischio che intacchi la flavescenza dorata è molto alto...”.

Contro le avversità atmosferiche non ci sono rimedi. Eppure un tempo venivano sparati i cannoni antigrandine per spazzare via le nubi. Da anni sono stati vietati.

Unico rimedio sarebbe quello di posizionare sopra i filari le reti antigrandine. Ma costano 60 centesimi al metro. “Costi che proprio non ci possiamo permettere...”.

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