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02 Settembre 2017 - 09:22
I vertici dell’Ativa, la società concessionaria tra le altre dell’autostrada Torino/Quincinetto e della tangenziale di Torino, per mesi si sono messi lì a studiare come poter ottenere il rinnovo della concessione della tangenziale di Torino e dell’Autostrada Torino-Aosta, senza passare da un bando di gara.
Per la tangenziale, tra i problemi da risolvere c’è il pagamento del pedaggio, che in molti ritengano debba essere eliminato a chi vi arriva attraverso le autostrade. S’aggiunge la ridistribuzione dei caselli costruiti in base alle esigenze degli anni ‘70. Tra le ipotesi lo smantellamento delle barriere di Trofarello, Beinasco, Rivoli-Bruere e Settimo per trasferire i costi su una ‘vignetta’, cioè su un abbonamento (mensile, settimanale, annuale) sul modello delle autostrade svizzere o austriache.
Peccato che in Svizzera la vignetta valga per tutte le autostrade, qui si limiterebbe a pochi chilometri e potrebbe essere considerata come l’ennesima tassa sulla testa dei cittadini.
Addio alle barriere (forse) ma anche al “nodo idraulico di Ivrea”.
In Regione e a Roma non c’è più nessuno che voglia portare avanti il progetto da 540 milioni di euro presentato da Ativa con la formula del project financing e un prolungamento della concessione per la Torino/Aosta di 14 anni.
Tra i contrari anche il Movimento 5 stelle che, invece, chiede la liberalizzazione dei caselli di Quincinetto, Ivrea, Scarmagno e Albiano per tutti i cittadini residenti nell’eporediese.
In realtà gli interventi del nodo idraulico di Ivrea per mettere in sicurezza il territorio nascono dalle prescrizioni a suo tempo indicate dall’Autorità d’ambito del Po (per ciò che riguarda l’area della Dora Baltea) e della Regione Piemonte (per il Rio Ribes). A definirli indifferibili ed urgenti era stata una sentenza del Tar alla quale lo Stato non ha mai fatto ricorso.
“Questo perchè la Regione – aveva spiegato l’ingegner Luigi Cresta di Ativa – con le prescrizioni del 2002 ha fatto costruire gli argini a protezione dei centri abitati più alti dell’autostrada. Iin caso di alluvione, l’autostrada si trasformerebbe in una diga per 7 chilometri…”.
E se è certo che in base alle prescrizioni dell’Autorità d’ambito la sopraelevazione si dovrà fare, così come è certo che esiste già un progetto approvato dal Ministero dell’ambiente nel gennaio del 2015, è però altrettanto certo che non si capisce perchè la dovrebbe fare per forza Ativa.
“Forse perchè la Città Metropolitana è socia al 17%? – aveva commentato con sarcasmo l’ex vicesindaco della Città Metropolitana Alberto Avetta – Forse perchè in tutti questi anni, grazie all’essere soci, siamo riusciti a portare avanti una serie di opere concordandole con loro e tra le altre la Torino-Pinerolo…? Ricordo a tutti e ai Cinquestelle che in Ativa la Città Metropolitana esprime due consiglieri di amministrazione e un revisore...”.
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