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26 Luglio 2017 - 14:07
La Reggia di Venaria è diventata la capofila del consorzio delle dimore sabaude, governando fra le altre i Castelli di Agliè, Racconigi e Moncalieri.
Un percorso che permetterà al polo venariese guidato dal duo composto da Paola Zini e Mario Turetta di creare una sorta di unicum, che permetterà al turista di poter comprare i biglietti in ognuna delle diverse dimore, senza fare più code estenuanti.
Non solo. L’intento è anche quello di creare un sistema organizzativo che possa inglobare, in un secondo tempo, anche i Musei Reali di Torino (Palazzo Reale, Armeria Reale, Museo Archeologico, Galleria Sabauda e Palazzo Chiablese, più i Giardini Reali), traendo spunto da quanto già avviene in Francia.
Ma i lavoratori della Reggia sono quelli più preoccupati da questi “venti di novità”. Per l’Unione Sindacati di Base “sono gli ennesimi grandi proclami. Che però, fino a oggi, non hanno prodotto nessun risultato per incrementare il lavoro dei dipendenti della Reggia, colpiti dai tagli del nuovo bando di gara dei servizi di gestione, entrato a pieno regime nel novembre scorso. Un bando sciagurato che ha generato la perdita del contratto Federculture turismo e sport per far spazio ad un altro, peggiorativo nella parte normativa e contributiva, con un taglio del monte ore pari al 20% e una riduzione della busta paga fino a 300 euro netti in busta”.
Dopo dieci anni di lavoro “è questo il premio che il direttore ha riservato a noi lavoratori. Per noi lavoratori della Reggia c’è ben poco da festeggiare, consapevoli che la direzione di Venaria e la politica ci considerano come forza lavoro flessibile e precaria da sfruttare a loro piacimento nel sistema degli appalti. Un sistema che umilia chi ci lavora e fa arricchire i soliti noti”.
E in questi giorni estivi, la riduzione del personale nei diversi turni di lavoro ha portato ad alcuni disagi.
Da inizio settembre, i lavoratori hanno fatto intendere che ripartirà la “lotta” di rivendicazione dei diritti “e la riappropriazione e conquista di ciò che ci è stato ingiustamente tolto dal quel ‘modello Venaria’ che oggi viene tanto decantato”.
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