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11 Luglio 2017 - 16:19
un momento della protesta dello scorso 3 luglio
Mercoledì l’assessore al lavoro della Regione Piemonte, Gianna Pentenero, incontrerà i vertici di Vodafone per approfondire la situazione dei 19 lavoratori che l’azienda intende trasferire dalla sede di Ivrea a quella di Milano.
“In attesa dell’incontro - spiega Pentenero - ho formalmente chiesto a Vodafone di sospendere la procedura di trasferimento, con l’obiettivo di verificare ogni possibile soluzione che consenta di evitare i trasferimenti stessi”.
Ce l’avrà dura, molto dura.
Nonostante le proteste della scorsa settimana da parte di lavoratori e sindacati, infatti, Vodafone ha fatto sapere che andrà avanti.
E lo farà, scrive in una nota e, sembra quasi una barzelletta, “per salvaguardare il perimetro occupazionale dei dipendenti della sede di Ivrea”.
“Ci stiamo impegnando - aggiunge - ad attenuare i disagi anche attraverso la riorganizzazione degli orari di lavoro e garantendo il trasporto dalla sede di Ivrea a quella di Milano. Il tutto nell’ambito di un processo di reinternalizzazione di alcune attività di back office per il servizio ai clienti, e di una più ampia riorganizzazione dell’assistenza ai clienti attraverso team di lavoro ad elevata competenza, composto da circa 50 persone”.
Insomma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire o fa finta di non capire.
“Vodafone dice che rientra nel piano di riorganizzazione aziendale - spiega l’Rsu Valeria Viletto - quando in realtà è un modo per colpire lavoratori che sono stati reintegrati dopo una sentenza del tribunale. Una rappresaglia che parte da Ivrea e che colpirà in tutta Italia...”.
Per il deputato di Si Giorgio Airaudo “l’azienda non accetta di sottomettersi alla giustizia del lavoro ed è necessario che anche le istituzioni si mobilitino....”.
E Airaudo si concentra anche sulla risposta data dal Ministero del Lavoro ad una interrogazione presentata insieme a Stefano Fassina (Sinistra Italiana).
“A seguito di un esposto dei lavoratori coinvolti alla Procura della Repubblica di Roma - dice - il Governo ha burocraticamente inviato gli ispettori del lavoro a verificare quanto denunciato. È una reazione insufficiente, grave e preoccupante. Ci saremmo aspettati, di fronte a tale palese comportamento ritorsivo, un atto ministeriale per sospendere i trasferimenti in attesa della conclusione delle verifiche degli ispettori. Invece, nulla. Insisteremo nelle prossime settimane con interrogazioni al Governo per conoscere, passo dopo passo, i risultati delle verifiche ispettive. Intanto, diventa insopportabile leggere sul sito aziendale la propaganda Vodafone sulla sua cultura anti-discriminatoria e per le pari opportunità”.
A livello regionale, aggiunge la consigliera M5S, Francesca Frediani, “abbiano presentato una proposta di legge per contrastare la delocalizzazione. Non è il primo caso - aggiunge - di un’azienda che utilizza i trasferimenti come licenziamenti mascherati”.
Dello stesso avviso Marco Grimaldi (Sel) “Il Governo e la Regione si facciano sentire anche con i colossi come Vodafone, che si prendono gioco della dignità delle persone e delle leggi”.
E i sindacati ricordano che nell’elenco dei 19 ci sono “15 esponenti e tesserati dell’organizzazione sindacale Cobas del Lavoro Privato, tra cui due delegati. E ancora 4 lavoratrici con certificazione medica di non idoneità alla risposta telefonica”.
Ieri i militanti di Rifondazione Comunista si sono ritrovati davanti alla sede Vodafone di Ivrea fin dalle prime luci dell’alba ad aspettare il pullman delle 7,20 che ha portato 19 lavoratori da Ivrea a Milano.
“Sempre con loro - commenta il segretario Cadigia Perini - fino a quando l’azienda non interromperà questa assurda ripicca contro i lavoratori....”
Oggi, sempre Rifondazione, farà un volantinaggio di sensibilizzazione e mercoledì 12 luglio organizzerà un’azione volta ad accendere ancora di più i fari su questa vergognosa vicenda.
“Ci aspettaniamo che su questa storia intervenga l’amministrazione comunale...” dicono e scrivono.
La storia è quella dei 19 lavoratori della sede costretti a salire su un pullman, viaggiare per 130 km su un’autostrada per più di tre ore tra andata e ritorno, per fare un lavoro che può essere fatto benissimo da Ivrea. Tra loro persone con problemi di salute, donne con figli piccoli, lavoratori residenti a Torino (con viaggio più lungo quindi), tutti part time involontari che faranno quasi più ore di viaggio che lavoro....
“Ma questi lavoratori hanno una colpa - commenta il segretario PRC Cadigia Perini - si sono opposti a una cessione e il Tribunale ha dato loro ragione. E il colosso delle telecomunicazioni altro non sa fare che attuare un’azione ritorsiva come il trasferimento mirato. Nonostante la Regione Piemonte abbia chiesto la sospensione dei trasferimenti, nonostante le interpellanze in Commissione lavoro, l’esposto dei lavoratori al Ministero del lavoro con le visite ispettive alle porte. Siamo di fronte a un’azienda ipertecnologica che pratica una gestione del personale invece molto antica...”.
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