Ospite d’onore domenica pomeriggio ad Arte Migrante, nell’ambito del Festival dell’Europa Solidale e del Mediterraneo, Farhan Hadafo, atleta ventenne somalo paralimpico, che ha partecipato alle Paralimpiadi di Rio De Janeiro nel 2016 in cui è stato il portabandiera della Somalia alla cerimonia inaugurale. Farahn è arrivato in Italia quando aveva quattro anni e vive a Torino da quando ne aveva sei. Ha una patologia rara: l’artrogriposi multipla congenita (una condizione clinica caratterizzata da rigidità articolare presente già alla nascita in diversi distretti anatomici, ndr), per questo è costretto a stare su una sedia a rotelle. Ma fin da piccolo si è appassionato a varie discipline sportive. La corsa, però, è stata la sua grande passione che l’ha portato a gareggiare per la Somalia alle Paralimpiadi di Rio nei 100 metri. È stato l’unico atleta somalo alla Paralimpiadi di Rio. Farahn avrebbe voluto gareggiare per l’Italia, la sua vera nazione, quella in cui è cresciuto, che gli ha dato un’istruzione, delle possibilità e soprattutto dei sogni che si stanno pian piano realizzando. Ma Farahn non è ancora un cittadino italiano, nonostante da sedici anni viva in Italia. Tanto che è stato insignito del premio come “Miglior Atleta Somalo del 2016” che doveva ritirare a Londra che, però, ha rifiutato il suo visto di cinque giorni. Perciò non ha potuto presenziare alla cerimonia. E qui che Abdullahi e tutti i presenti hanno riflettuto sul tema principale del Festival: Perché non c’è libertà di movimento e di residenza per tutti? Perché ci sono persone che possono viaggiare legalmente e altre no? Perché alcuni possono viaggiare liberi e altri no? “Dovremmo essere tutti liberi, uguali- dichiara Ahmed-. Nasciamo tutti nello stesso modo: nudi, senza niente, eppure in base a dove nasci hai più diritti o meno. Ci sono persone che possono viaggiare liberamente in tutto il mondo in modo sicuro, confortevole e legale e persone, quasi la maggior parte, come Farahn, che non possono viaggiare liberamente. Noi oggi vogliamo far sentire tutta la nostra vicinanza a Farahn”. Un ragazzo che è nato a Torino, è andato a scuola lì, fa sport in quel comune eppure per lo Stato lui non è ancora italiano. “Ho fatto la richiesta un anno fa ma ancora non ho avuto la cittadinanza- spiega Farahn-. Lo sport consente di essere liberi, di viaggiare ed è un vero peccato non poter avere la libertà di spostarsi. Mi è dispiaciuto non essere a Londra. E inoltre mi piacerebbe correre alle Paraolimpiadi per l’Italia, il paese in cui sono cresciuto e vivo”. --
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