C’è, o meglio c’era, tutto l’universo cinematografico del grande regista italiano Federico Fellini. C’era e potrebbe non esserci più. La “Viassa felliniana”, la via del cinema e dell’arte nell’antico borgo medievale di Torre Canavese, è stata smantellata. Completamente. Con le quaranta statue a dimensione d’uomo e le cinque installazioni tra cui la gigantesca nave (il Rex, del celeberrimo film “Amarcord”) che si scorgeva a centinata di metri di distanza entrando in paese. Da qualche mese tutti i pezzi sono stati ritirati. In attesa di un restauro. Un lavoro che si prospetta lungo e costoso. Marco Datrino, l’antiquario che ha portato la Viassa a Torre, come omaggio al regista nel 2009, sta meditando sul da farsi. “Purtroppo le sagome non reggevano più le intemperie - spiega Datrino -. Il legno era diventato talmente spugnoso che non sopportava più i colori. Per il momento è tutto fermo. Non c’è ancora progetto anche perché, pur restaurandole, una cosa è certa: non potranno più essere esposte all’aperto”. La Viassa doveva durare venticinque anni, e invece ne è durata nove. Una durata lusinghiera, comunque, per una esposizione artistica di questo livello. “Quando era stata costruita - ricorda Datrino - era stato garantito che era il materiale era un legno navale per cui non avevo avuto dubbi sulla tenuta. Per la policromia era naturale che dovessi dare ogni tanto una passata di colore. Ce l’avevo messa tutta per cercare di rimediare, avevo provveduto a rifare anche alcuni piedi delle statue. E invece…”. E invece, strada facendo, e dopo tre restauri eseguiti solo nel 2016, le sagome hanno presentato sempre più segni di cedimento. Fino a scoprire che il materiale era composto non da legno navale ma da più strati di legno che con il freddo, la pioggia e d il sole sono diventati come spugne. Torre, dunque, “paese d’arte”, resta orfano di una delle meraviglie che in questi nove anni hanno saputo attirare visitatori e curiosi, unitamente al museo a cielo aperto dei quadri provenienti dall’ex Unione Sovietica e donati da artisti italiani nell’ambito del progetto “Cartoline d’Italia”. La Viassa era percorsa soprattutto di notte quando, con le luci soffuse, diventata ancora più suggestiva e romantica. Marco Datrino, proprietario del Castello, che aveva conosciuto e stimato Fellini, l’aveva fatta costruire ed era stata inaugurata dopo due anni di lavoro, risultato della collaborazione instaurata con il famoso scenografo Antonello Geleng e con Enrico Todi, presidente dell’Associazione Culturale Diletta Vittoria che vent’anni anni fa rese omaggio a Fellini con una mostra promossa da un altro grande regista del novecento, Marcello Mastroianni, nel corso della “Arte Fiera” di Bologna. C’era tutto il mito di Fellini. I suoi grandi personaggi, gli amori, i fantastici figuranti, le amicizie e le storie che ne hanno caratterizzato i film, il suo mondo, talmente particolare da diventare addirittura un aggettivo.
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