Non occorreva alcuna autorizzazione per aprire e gestire il centro medico Crea Salute a Damanhur Crea, nel comune di Vidracco. Si è concluso così, con una assoluzione, il processo celebrato, presso il tribunale di Ivrea, nei confronti della dottoressa Maria Luisa Ravaioli, conosciuta presso la comunità della Valchiusella col nome di Formichiere Carota. La sentenza è stata pronunciata venerdì scorso dal giudice Maria Claudia Colangelo del Tribunale di Ivrea, dopo aver udito l’arringa degli avvocati difensori Gianpiero Ragusa e Raffaella Orsello. Ravaioli si trovava imputate con l’accusa di aver violato l’art. 193 del Tuls (Testo Unico Leggi Sanitarie) e l’Asl To4 si era costituita parte civile chiedendo addirittura un risarcimento di 12mila euro. I fatti risalivano all’autunno del 2009 quando scattarono le indagini dei Nas (Nucleo Antisofisticazione), sulla base di una denuncia anonima, nella quale si sparava una serie di pesanti accuse, come l’esercizio abusivo della professione medica che, in realtà, non è mai stato contestato né dagli inquirenti né dalla Procura di Ivrea. L’accusa sosteneva che la dottoressa avesse svolto i servizi in una sede sprovvista dell’autorizzazione che andava rilasciata dal Sindaco, ragion per cui il Pubblico Ministero Emanuele Bosio aveva chiesto la condanna a due mesi di reclusione. “Si tratta di uno studio privato” hanno sottolineato gli avvocati rilevando che di conseguenze sono sufficienti i requisiti relativi alla professione. Gli ambulatori medici si trovavano invece a Baldissero, Borgiallo, San Giovanni dei Boschi. “Ravaioli - hanno arringato ancora i legali - non era assolutamente un responsabile sanitario: non ce n’era bisogno perché non era struttura da necessitare una gestione del genere. Era semplicemente la più presente, un semplice riferimento. Anche se si desse a questa struttura la valenza di un poliambulatorio, la responsabilità della pratica autorizzativa autorizzazione la si potrebbe imputare, al massimo, al titolare della srl ma sarebbe comunque un reato oblazionale”. Riguardo all’utilizzo dei farmaci fuori dal centro vidracchese gli avvocati hanno ricordato che all’epoca la Ravaioli era anche guardia medica. “Non c’era alcuna restrizione - hanno ribadito - al luogo dove tenere i farmaci”. Nei guai era finita anche Maria Vittoria Maragoni, chiamata Daina Albicocca, dipendente del 118, perché, secondo gli inquirenti, avrebbe usato irregolarmente il ricettario della Ravaioli. In questo caso gli avvocati difensori hanno dimostrato che la Marangoni non aveva mai sostituito Ravaioli nelle sue funzioni.
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