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09 Febbraio 2017 - 15:29
Settimo e Palermo si sono ritrovate gomito a gomito per lo sprint finale, a pochi minuti dalla proclamazione della Città Capitale Italiana della Cultura 2018 nel pomeriggio di martedì 31 gennaio. Due città diverse, una al nord e l’altra al sud, a racchiudere l’Italia in un progetto comune: quello di valorizzare le persone e i luoghi di una nazione unica al mondo. La storia ha dato ragione a Palermo, un capoluogo di regione e simbolo della cultura mediterranea. E’ stata l’azione più naturale, per elevare Settimo ci andava un bella dose di coraggio per sostenerne le motivazioni. Ma questa città avrà per sempre il merito di aver tracciato un perimetro in cui poter cercare la buona cultura. In futuro, il metro di valutazione della giuria terrà conto non solo dei monumenti ereditati dal passato e dei paesaggi incantati da mostrare, ma anche dei progetti di riqualificazione e di inclusione sociale. E per stabilire la graduatoria finale, la giuria avrà a disposizione due anni invece di uno soltanto. Nel 2019, infatti, sarà Matera la capitale europea della Cultura. Questo consentirà alla commissione ministeriale di verificare con più attenzione la validità dei progetti per il 2020.
La rosa delle dieci finaliste comprendeva Alghero, Aquileia, Comacchio, Ercolano, Montebelluna, Palermo, Recanati, Settimo Torinese, Trento, Erice e i comuni ericini (Buseto Palizzolo, Custonaci, Erice, Paceco, San Vito Lo Capo e Valderice). La lista iniziale comprendeva 24 candidate. Pistoia è la capitale della cultura per il 2017, Mantova lo è stata nel 2016. Palermo riceverà per l 2018 un milione di euro dal Mibact per realizzare il progetto presentato, oltre all’esclusione dal vincolo del patto di stabilità dei fondi investiti.
L’ufficialità del testa a testa finale non c’è, ma i commissari della giuria di valutazione sono rimasti molto colpiti dal progetto settimese. “Parlando con il presidente della commissione, Stefano Baia Curioni, mi ha fatto capire che siamo arrivati ad un testa a testa con Palermo – commenta Elena Piastra - . Il discorso finale di proclamazione è stato ponderato proprio pensando a noi, la città che ha dato coraggio anche ad altre realtà metropolitane come la nostra”.
Ci riproverete?
Per adesso direi no. Prima dobbiamo ripensare ad un altro progetto, condividerlo a livello locale, mettere tutti i contatti insieme per non avere dubbi. Valuteremo nei prossimi mesi. Nessuno ci impedisce di farlo, anche Palermo ci aveva già provato, come anche Ercolano e Aquileia. Ma oggi direi di no.
Cosa possiamo proporre per migliorare l’offerta culturale?
Abbiamo ancora tante aree da ripensare per destinarle al lavoro e al sapere. Sull’area Farmitalia, ad esempio, avrei visto bene la facoltà di chimica. Siamo a due passi dalla stazione e possiamo contare su un’area rinnovata. Una riconversione che avrebbe ravvivato il Borgo Nuovo, portando studenti e vitalità economica. Poi la storia di quella fabbrica è evidente. Però, il polo della chimica ormai fa perno su Grugliasco. Qui si potrà eventualmente ospitare un master, ma è un’altra cosa.
E poi c’è la storia della penna, la Siva…
La Carioca sta ripartendo e vogliamo fare una Paratissima Kids, dedicata ai bambini, verso metà maggio. Una sorta di recupero della penna per fare una città a colori. La Siva invece diventerà un luogo di riferimento per il Borgo Nuovo, un centro che dialogherà con il Museo del Cinema di Torino.
E per le zone centrali?
C’è un’idea sul Mulino Vecchio, quello nei pressi di piazza Vittorio Veneto. L’intenzione è quello di far ripartire la molinatura per fare tutte le farine del mondo e la panificazione, collegandosi con Slow Food. Riporteremo alla luce anche un tratto del Rio Freidano. L’obiettivo è quello di farlo diventare un’attività imprenditoriale e fornire centri di distribuzione come, per esempio, la Coop. Si potrà coinvolgere anche i migranti, molto di loro hanno una formazione da panificatori.
Anche il centro Fenoglio è stato apprezzato dalla giuria…
Sì, infatti torneremo sull’argomento. Con il Museo del Cinema di Torino e la Croce Rossa militare stiamo pensando ad una mostra a cielo aperto con le fotografie di Uliano Lucas, un fotoreporter che è molto bravo a valorizzare le espressioni del viso delle persone. Si potrebbero utilizzare gli spazi sui cartelloni della città. In contemporanea, si svolgerà una mostra nei locali del Museo del Cinema, sotto la Mole a Torino.
Si parlerà ancora di Settimo, quindi...
Ma ricandidarsi di nuovo a Capitale della Cultura non è sufficiente. Prima dobbiamo lavorare bene sui bandi e aumentare l’offerta culturale della città.
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