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VENARIA. Ca’ Buozzi, progetto Social Housing fermo al palo

VENARIA. Ca’ Buozzi, progetto Social Housing fermo al palo

Trentamila euro bruciati per inadempienza della cooperativa. E’ quanto accaduto per “Cà Buozzi”,  il progetto di “social housing” - emergenze abitative detta in italiano piuttosto semplice - che era partito a Venaria nel 2012-13 per promuovere l’autonomia abitativa per quelle categorie di cittadini che vivono temporanee difficoltà economiche e che non hanno un reddito sufficiente a garantire l’autonomia abitativa.

Nove gli alloggi presenti in via Bruno Buozzi, più uno comune, che sono diventati disponibili a partire dal settembre del 2014.

E per questo progetto, la Compagnia di San Paolo aveva stanziato 95mila euro, che in un secondo tempo sarebbero stati dirottati alla cooperativa Orso di Torino per finanziare i progetti di accompagnamento mirati alla riconquista dell’autonomia abitativa da parte degli stessi fruitori.

Di questi, 30mila erano stati dati nel 2013 per le spese legate all’accompagnamento delle famiglie incluse nel progetto.

Ma, a distanza di tre anni, la Compagnia ha deciso di revocare quella somma poiché - come si evince da una determina affissa all’albo pretorio - la cooperativa non ha adempiuto a portare avanti il progetto. E, aggiungiamo noi, l’amministrazione comunale precedente nulla ha fatto per evitare questa fine poco piacevole. Nè effettuato azioni di rivalsa contro la cooperativa.

Da Palazzo Civico non si è fatta attendere la replica dell’assessore Claudia Nozzetti che precisa come lei e la Giunta Falcone abbiano “fatto il possibile per recuperare il progetto di Housing sociale. Purtroppo al momento del mio insediamento nel 2015 i soldi destinati al Cà Buozzi erano stati bloccati già da più di un anno e mezzo, a inizio 2014, e non c’è stato modo di tornare indietro, né con la rimodulazione del progetto originario né con l’assegnazione di altri bandi più precisi. I problemi sono stati di varia natura: dall’edilizia stessa delle case alle manutenzioni resesi subito necessarie, fino alle difficoltà di regolarizzare alcuni inquilini ai criteri di scelta delle famiglie da ospitare, che si sono rivelati troppo elastici e poco rispondenti a quelli indicati nel progetto originario”.

Ma senza questi soldi, il “Social Housing” muore?

“Assolutamente no - conclude Nozzetti - perché è presente nel bando periferie, dove sono stati previsti interventi di manutenzione e la predisposizione di fondi per l’affidamento a terzi della gestione delle abitazioni, nonché la delimitazione ai soli venariesi della partecipazione al progetto”.

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