Sagra del bollito e antichi mestieri un inno alla vita contadina Anche quest’anno con l’arrivo dell’autunno si rinnova l’appuntamento con il mondo dell’allevamento: il 19 e 20 novembre ad Ivrea si terrà la 58° Mostra dei bovini di razza valdostana pezzata rossa, iscritti al libro Genealogico Nazionale. Questa rassegna, cresciuta nel tempo per quantità e qualità dei capi presentati, ha acquisito carattere regionale. Questo è un importante riconoscimento al lavoro degli allevatori che con determinazione e passione hanno migliorato negli anni questa razza autoctona. Le origini della pezzata rossa affondano nell’antichità: pare che derivi direttamente dal bestiame pezzato proveniente dalla Scandinavia e che venne introdotto in Italia verso la fine del V secolo dai Burgundi. Ad oggi è una delle poche razze indigene italiane che ha una notevole attitudine alla produzione di latte, ma che ha anche carni di buona qualità. La razza pezzata valdostana è diffusa oltre che in Valle d’Aosta anche in Piemonte nelle valli del Gran Paradiso, del cuneese, del biellese e nelle zone pedemontane ed è riconosciuta come una delle razze più adatte al pascolo in terreni montani. In Canavese si contano una sessantina di allevamenti che rappresentano circa il 10% della popolazione bovina della pezzata rossa. Più piccola delle bovine da latte, ma robusta e agile è in grado di salire per strette mulattiere e pascolare su terreni in forte pendenza senza alcun problema. E’ forte, resistente alle malattie e longeva: le medie di anni di produzione nelle altre razze da latte si aggirano sulle 3 lattazioni, nella razza valdostana non è raro vedere mucche di 12 lattazioni che passano ancora l'estate in alpeggio. Si nutre di foraggi grossolani, utilizza i pascoli di alta quota garantendo latte e carne di ottima qualità. Le quantità sono inferiori se paragonate alle cugine altamente specializzate ma il contributo essenziale che dà all’economia di montagna favorendo il mantenimento del territorio e combattendo lo spopolamento compensa ampiamente la minor resa per capo. La pezzata rossa ha una rappresentanza di tutto rispetto nel panorama dell’allevamento italiano, nel Libro Genealogico Nazionale della Razza Valdostana si contano oltre 36 mila capi presenti in oltre un migliaio allevamenti sparsi tra Piemonte e Valle d’Aosta e nei giorni della rassegna si potranno ammirare gli esemplari migliori e degustare i loro prodotti. La Rassegna, che quest’anno è giunta alla sua 58° edizione, è anche un’occasione di festa, all’appello non manca nulla: dalla degustazione del bollito alla tradizionale sfilata che celebra l’antico lavoro delle campagne, per finire alla Battaglia delle Reine: l’atavica sfida non cruenta fra le bovine. Nota come “Ivrea allevatori” fino a una decina scarsa di anni fa per due giorni radunava solo appassionati, e chi con gli animali ci lavora tutto l’anno. Dal 2012, invece l’appuntamento riappare nell’elenco degli eventi della Città, trovando ad aspettarlo il centro cittadino e apre le porte al mondo agricolo in tutte le sue sfaccettature. La terra e i mestieri di un tempo, fin troppo dimenticati per un lungo periodo, diventano quanto mai attuali: piacciono e attirano anche i giovani e le campagne sono tornate a rappresentare un’opportunità di lavoro. Lo dimostra la straordinaria affluenza di gente, corsa a Ivrea nelle passate edizioni per non perdersi un istante del programma della due giorni che trasforma il centro in un colorato e bucolico “tableau vivant”. Due giorni, sabato 19 e domenica 20 novembre, in cui la città sarà pacificamente invasa da bovini in arrivo da allevamenti di Piemonte e Valle d’Aosta. Si inizia il sabato alle 14,30, con le valutazioni morfologiche degli esemplari sul ring esterno: i capi, divisi in sette categorie, sfileranno sotto l’occhio attento di una giuria di tecnici. Alle 15 si terrà la prima dimostrazione, quella della lavorazione del latte e la produzione di formaggi. Un allevatore mungerà a mano una mucca e spiegherà come si separa il latte dalla panna. E come da questa si ricavi il burro mentre è dal latte scremato che si ricava il formaggio. Chi non ha mai assaggiato la Fontina, il famoso formaggio valdostano, o la toma del Maccagno biellese? Al termine della dimostrazione una sana merenda a base di pane burro e zucchero. Sapori dimenticati per i più e che invece questa rassegna permette di riscoprire. Il pezzo forte, è il caso di dirlo, arriva alle 20, con l’apertura dell’elegante padiglione riscaldato per la Cena del Bollito misto e degustare il piatto principe della cucina piemontese comodamente seduti . E infine per concludere la bella giornata alle 22.30 in piazza Freguglia caldarroste per tutti. L’indomani, dalle ore 9, apertura ufficiale della Fiera commerciale che unisce i prodotti della terra a quelli dell’artigianato, con angoli dedicati ai formaggi, ai mestieri, al «bric à brac» e al collezionismo, con l’aggiunta di un’esposizione di trattori e attrezzature d’epoca, che verranno messi in moto per illustrarne il funzionamento. Ci saranno anche dimostrazioni di falegnameria, cardatura e filatura della lana, lavorazione del mais e impagliatori. Bancarelle dove assaggiare e acquistare i prodotti tipici della zona per riscoprire profumi e sapori come “miasse e salignun”, le frittelle di mele, il salame di patata, le cipolle ripiene o scoprirne di nuovi come le birre artigianali di produzione canavesana. Alle 10,30, da Ponte Isabella, o Ponte Nuovo che dir si voglia, parte la sfilata del mondo contadino, a cui prendono parte anche i bovini esposti nella Rassegna: decine e decine di figuranti in costume, scene di vita delle campagne, carri, cavalli, macchinari e mandrie intere di bovini prendono possesso delle vie cittadine. Mezzora dopo, alle 11, l’appuntamento è al padiglione riscaldato per l’apertura vera e propria della 4° Sagra del bollito con la possibilità di degustare non stop i bolliti misti. Per saziarsi e digerire c’è tempo fino alle 14,30, quando da programma iniziano le proclamazioni dei vincitori delle diverse categorie di bovini esposti. In fiera alle 15 una seconda dimostrazione della lavorazione del latte e produzione di formaggi. Alla stessa ora, arriva poi uno dei momenti più attesi dell’intero appuntamento: la «Battaglia delle Reine». Si tratta di una breve esibizione di una tradizione risalente al XVII secolo, generalmente in scena sugli alpeggi: il combattimento non cruento fra due grandiosi bovini adulti che si fronteggiano spingendosi per le corna, con lo scopo di stabilire secondo natura la vera regina della mandria. Il bollito, sublime tentazione invernale E’ un’autentica specialità di alcune regioni italiane, specialmente del Piemonte e dell’Emilia-Romagna ma lo troviamo anche sulle tavole di Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Esistono diverse tipologie di bollito: il bollito classico realizzato con la sola carne di manzo; il bollito misto, realizzato con carne di manzo, di vitello e cappone; il gran bollito misto che nella sua versione più classica della tradizione piemontese è composto di ventuno tagli, cioè sette tagli dicarne, sette elementi complementari e sette salse. E sempre secondo la ricetta originale piemontese, a metà pasto andrebbe servito una sorta di “richiamo”, della lonza arrostita con pepe ed aglio, insieme a cinque contorni: patate lesse, spinaci al burro, funghi trifolati, cipolle in agrodolce ed una tazza di brodo. Ma è raro trovarlo in questa versione principesca amata da Vittorie Emanuele II e da Cavour, di solito è composto da quattro o cinque elementi, accompagnati da due o più salse. Il segreto per avere un ottimo bollito? Immergere la carne quando l’acqua è già in ebollizione, questa tecnica mantiene morbido e saporito il pezzo di manzo. Il bollito ha estimatori anche all’estero, in Francia si prepara con manzo e con salsicce ad Albi, nella regione del Midi-Pirenei, con montone a Carcassonne nella regione della Linguedoc- Roussillon, con l’oca in Guascogna. Anche Francesco Giuseppe, imperatore d’Austria era un grande estimatore del lesso e la sua popolarità è tuttora grande, tanto che, accompagnato da salsa di mele al rafano, è inserito nel menu di famosi ristoranti.
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