Campi di lavanda, erbaluce e piccoli frutti. Questo avrebbe dovuto sorgere nell’area adiacente il campo sportivo di Scarmagno, affacciata sulla strada provinciale e a pochi passi dall’ex comprensorio Olivetti. Il progetto era stato presentato in pompa magna, nel giugno del 2015, durante un incontro al salone di Vicolo Gaio promosso dall’Amministrazione Comunale. Il fallimento è sotto gli occhi di tutti. Ad un anno e passa di distanza non è cresciuta alcuna coltura. Quell’area resta deserta ed abbandonata. Eppure il sindaco Pier Luigi Bot Sartor si spende in grandi promesse. Ancora pochi giorni fa, in una intervista rilasciata alla Sentinella, ha riferito dell’adesione al progetto “Un bosco per la città” promosso dall’associazione internazionale “Un punto macrobiotico” che dovrebbe condurre, nella prossima primavera, alla piantumazione di 5mila piantine di lavanda, 1500 piante di crespino, a bacca rossa, tipico dei boschi alpini, 25 alberi di cedro, una conifera usata anche in omeopatia. E, in concomitanza, sarebbe previsto l’impianto di una vigna su sei ettari di terreno e 7mila barbatelle di erbaluce. Con un impegno economico sia del comune che dell’azienda Briamara, con sede a Caluso, promotrice del progetto. Diverrà realtà e resteranno soltanto belle parole, com’è stato finora? Per il momento, camminando lungo “Il Fontanile” si trovano soltanto due appezzamenti di terreno con barbatelle di erbaluce, molte delle quali morte di sete l’estate scorsa. Tante erbacce. Non i percorsi, i cartelli didattici o la “panchina intelligente” di cui tanto si era parlato Il progetto era stato presentato come qualcosa di avveniristico, benedetto persino dal vescovo Monsignor Edoardo Cerrato. E già allora era parsa quasi una velleità l’intenzione di cambiare strada e tornare all’agricoltura rispetto allo sviluppo industriale del passato. Teoricamente ad oggi sarebbero dovuti nascere 60mila mq saranno destinati alla produzione di vino Erbaluce, 5mila mq alla coltivazione di piccoli frutti, ed altri 5mila mq alla coltivazione di lavanda. Il comune aveva pubblicato un bando aggiudicato dall’azienda agricola Briamara di Caluso, per quanto riguarda il settore vitivinicolo, per una durata ventennale, a cui si affianca l’azienda agricola Favaro Mauro per quanto riguarda la parte frutticola e floreale. La zona era stata bonificata laddove si trovava un vecchio roveto ormai impenetrabil. “Cominceremo già quest’anno a piantare i vigneti” comunicava Massimiliano Bianco dell’azienda Briamara ed era, appunto, il giugno del 2015. Non solo. “Sarà un vino biologico” annunciava Bianco parlando di “ sei ettari di Erbaluce non a pergola ma a filare, puntando sulla meccanizzazione”. Le aziende avrebbero diserbato il meno possibile puntando su trattamenti criptogamici secondo la biotecnica. Sogno di tutti i sogni: creare un vino che portasse proprio il nome “Il Fontanile”. Ma non è tutto. Perché, contemporaneamente, si pensava anche alla tecnologia con l’idea di realizzare un percorso didattico, in modo da poter coinvolgere la scuola. Il progetto, curato allo studio di architettura di Mariangela Angelico, prevederebbe un’area per l’accesso wifi gratuito, bluetooth, gestione remota per smartphone e tablet. Un percorso adatto anche agli ipovedenti con la collocazione di cartellonistica in Braille. “Realizzeremo – annunciava il Sindaco Bot Sartor – un percorso ciclopedonale inghiaiato di 1500 metri, tecnologicamente avanzato, con panchine e pannelli esplicativi”. Ormai il mandato sta per terminare. Nel 2018 si andrà a nuove elezioni. Al sindaco resta quindi poco per concretizzare quanto annunciato.
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