Nicola Agricola, classe 1991, titolare del cocktail bar Pulp, trasferitosi da poco in via Rantano, è uno dei giovani imprenditori settimesi che si è battuto per rimanere a lavorare nella sua città per renderla più accogliente per i ragazzi settimesi e non. Sapevi della candidatura di Settimo Torinese a Capitale della Cultura 2018? “Sì”. Cosa ne pensi? “La mia prima riflessione quando ho saputo di questa “provocazione” è che non siamo abbastanza “Grandi”, nel senso che manca una certa unità sociale e culturale. Se non si è uniti in questo la provocazione è fine a se stessa. Piastra e chi ha promosso questa candidatura devono capire che per usare una provocazione bisogna ponderarla. Cosa si sta facendo per far diventare Settimo Capitale della Cultura? Bisogna attirare gente, in primis avere un turismo interno, i settimesi che usufruiscono di ciò che offre la città, e esterno, persone che vengono da fuori, se non si parte da lì non si può crescere. Siamo nel piccolo e già così è difficile fare rete, anche perché non si dà una mano ai giovani. Le feste di paese, la Fera dij Còj, la Passeggiata del Gusto e tante iniziative realizzate da associazioni e da esercizi commerciali sembra che siano un premio, invece, bisogna incentivare a fare più eventi per poter far sì che Settimo sia più frequentata. La candidatura è una cosa bellissima ma è come la questione delle Olimpiadi a Roma: se per farle non ci sono abbastanza risorse e mezzi, meglio lasciar perdere. Sembra un po’ una presa in giro, una roba da scrivere sui giornali, senza offesa. Prima bisogna lavorare bene nel piccolo, creare rete tra le varie realtà cittadine, e poi pensare alla candidatura”. Pensi che Settimo possa competere con le altre città candidate come Recanati o con le città che sono state negli anni precedenti capitale culturale come Mantova, Pistoia? “Abbiamo tanto potenziale. Settimo sì, ce la può fare ma bisogna creare una rete di persone che ha voglia di fare e ha a cuore la città e non affidare le cose a gente che non gliene frega della cittadina. E soprattutto persone al di fuori della politica ma semplicemente persone che fanno e si impegnano affinché la città sia più vivibile e meno città dormitorio”. Pensi che manchi qualcosa nella candidatura da inserire? “Settimo come dice la candidatura non ha opere d’arte, monumenti, musei su cui contare e non può crearli ma credo debba provare a realizzare mostre, congressi, concerti, fiere a frequenza ciclica. La fera dij Còj, la passeggiata del gusto, funzionano, sono belle e la gente viene a Settimo ma bisognerebbe farne altre simili nel corso dell’anno in modo tale che gente da fuori abbia voglia di venire nella nostra città ma non affidare solamente alla Pro Loco, che sono bravissimi nell’organizzare queste manifestazioni, ma creare una rete tra associazioni, commercianti, semplici cittadini. Affidare a chi ha voglia di fare e magari creare un piccolo comitato culturale fatto di giovani, prima che diventino vecchi e si stanchino di lottare per avere una città più viva culturalmente. Inoltre bisogna sfruttare la rete di parchi cittadini, abbiamo un parco immenso come quello della mezzaluna in cui si potrebbero fare tantissime manifestazioni sportive, musicali, culturali. Per non parlare delle società sportive, abbiamo le Lilluput che sarebbe bellissimo promuovere di più sul territorio”. Pensi che questa candidatura possa portare i giovani settimesi ad avere maggior interesse e maggior cura per la propria città e per ciò che ha da offrire? “Certo, se fatta bene sì. Se sei orgoglioso del posto in cui vivi ci tieni decisamente di più. Devi avere una motivazione forte però altrimenti i giovani hanno altri interessi”.
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