“Noi non ci stiamo a passare per razzisti: non lo siamo, ma non ci possono mandare dieci profughi dalla sera alla mattina, senza dirci nulla”. Arcangelo Caminiti vive in via Casale, nel condominio in cui martedì sera, dopo l'arrivo di alcuni profughi, è scoppiato un incendio, probabilmente doloso, che ha distrutto due garage. Il responsabile del rogo non è stato trovato, però nell'occhio del ciclone sono finite proprio quelle famiglie che martedì, prima dell'incendio, avevano protestato per l’arrivo dei profughi. “Sono arrivati in mattinata, portavano cibo, borse – racconta Caminiti - Nessuno ci aveva detto niente. Neanche un avviso dall'amministratore. Ci siamo spaventati. Abbiamo dei bambini, che ne sappiamo di chi ci mettono in casa? Si metta nei nostri panni. Se almeno ci avessero detto qualcosa, se almeno ce li avessero fatti conoscere...”. A portare i profughi è stata la cooperativa Babel, dopo aver preso in affitto l'appartamento di 130 metri quadri in questa bella zona residenziale di San Mauro. Martedì mattina fra i residenti e gli operatori della cooperativa la tensione è salita alle stelle. Babel ha anche dichiarato di aver subito minacce telefoniche. “Martedì verso l'una sono andato dai carabinieri a chiedere se sapevano qualcosa di quei profughi – si sfoga Caminiti – Non sapevano nulla neppure loro. Ma com'è possibile? Io se ospito un parente per più di 60 giorni devo comunicarlo, loro mi mandano 10 persone e non sanno nulla?”. Il sindaco Marco Bongiovanni si è presentato in via Casale nel pomeriggio di martedì. “Ci hanno detto che la decisione era stata imposta dalla prefettura. Ma in quel palazzo siamo quattro gatti, se mi metti dieci profughi dentro in qualche modo mi devi tutelare”. La situazione è precipitata in serata: l'incendio. “Erano le 21,30, abbiamo sentito degli scoppi, come spari. Mio genero ha visto tre persone venire via dai garage, ed è sceso con me per provare a spegnere l'incendio, ma era troppo tardi. Siamo tornati in casa, c’erano le mie nipoti dentro, abbiamo pensato solo a salvarli: c'era una macchina a metano nei garage, avevamo paura scoppiasse tutto. Ma le bambine si erano asserragliate in casa, avevano paura, hanno pensato a un attentato. I profughi invece erano già tutti per strada, in salvo”. Alla fine tutti gli occupanti del palazzo si salvano. “Sono riuscito a portare fuori i bambini, poi sono svenuto e mi hanno caricato in ambulanza”. L'incendio è scoppiato nei due garage del proprietario dell'alloggio preso in affitto dalla cooperativa. Impossibile quindi non pensare a una ritorsione. Ma chi può essere stato ad appiccare quell'incendio? “Guardi, io non lo so, so solo che l'hanno combinata grossa – dichiara Caminiti - Qualcuno vuole far passare noi inquilini come quelli che hanno dato fuoco al garage, quando è stata una testa di c...che ci stava ammazzando tutti. Se invece che alle 21,30 avesse agito due ore dopo, mentre dormivamo, saremmo tutti rimasti intossicati. Potevano ammazzarci... Certo, protestare era giusto, ma non così: si poteva fare un blocco stradale, chiamare la stampa. Ma così no. È stata una testa calda, l'ha fatto per ritorsione. È chiaramente un avvertimento: e se la prossima volta ci mettono una bomba?”. Il proprietario dell'alloggio “incriminato” non abita lì. “Ma è un'ottima persona – commenta Arcangelo Caminiti – Una volta viveva qui, ha provato ad affittare l'appartamento, poi gli è venuta questa infelice idea...” L'eco mediatica dell'episodio è stata imponente. “Ci hanno dato dei razzisti, ma non è così – si sfoga Caminiti – Hanno fatto pure una fiaccolata contro di noi, questi della cooperativa. Ma a queste persone io dico: avete il coraggio di farci vedere i vostri bilanci? Perchè loro i profughi li ospitano a fini di lucro, non mi vengano a dire. Io lo capisco che queste persone vadano sistemate, non ho nulla contro di loro. Ma mettiamone due in Comune, due nella caserma dei vigili, due in parrocchia. Mettiamoli negli alberghi, visto che i soldi ci sono. Io non sono razzista, al ballottaggio c'era M5S contro Lega, e indovini chi ho votato? Ma se è questo il primo regalo del sindaco... Guardi, io sono disposto a prendere un profugo a casa mia, lo ospito, come mando i soldi per le adozioni a distanza. Ma il sindaco deve fare lo stesso. Invece si nasconde dietro la prefettura e dice che lui non sapeva nulla. Non sa chi sono, non sa nulla. Magari sono dei bravi ragazzi, ma noi che ne sappiamo? Questi stanno lì fermi, non fanno nulla, hanno gli ormoni a mille, non si può capire che abbiamo paura, soprattutto per le nostre famiglie”.
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
...
Dentro la notiziaLa newsletter del giornale La Voce
LA VOCE DEL CANAVESE Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.