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Società partecipate, un piano inutile

Società partecipate, un piano inutile

La settimana scorsa è approdato in Consiglio regionale il Piano per riorganizzare l'assetto di tutte le società partecipate dalla Regione o da enti ad essa collegati. Il Piemonte infatti può contare su numerose partecipazioni azionarie in aziende che non sempre si rivelano strategiche per lo sviluppo della nostra Regione ed al contrario, sempre più spesso, generano spaventosi buchi in bilancio. Sarebbe dunque necessaria una corposa cura dimagrante con l'obiettivo di eliminare potenziali fonti di dissesto economico e razionalizzare la spesa pubblica. Un proposito che per certi versi era presente nella prima versione del Piano in cui erano contenuti massicci interventi di accorpamento della società e dismissioni di consistenti pacchetti azionari. Prospettive lungimiranti puntualmente disattese con la presentazione in aula del documento radicalmente modificato rispetto agli intendimenti iniziali. Un Piano che non introduce alcun cambiamento significativo e si limita a certificare lo status quo delle partecipazioni regionali. La stessa Giunta, con un abile artificio lessicale, ha parlato di un Piano 'in divenire' ammettendo implicitamente l'inutilità, di fatto, di tale documento. In alcuni casi, è intellettualmente onesto ammetterlo, è stato impossibile intervenire. Una situazione dettata dalle recenti sentenze di incostituzionalità relative agli articoli 4 e 9 della legge sulla Spending review. Ciò che invece sconcerta non poco sono le decisioni non prese laddove era possibile invertire la rotta producendo eventualmente benefici per le casse regionali. Penso ad esempio ad un comparto strategico come l'ICT dove si è preferito non scegliere. Questo documento, in buona sostanza, manca del coraggio che dovrebbe avere ogni amministratore pubblico chiamato ad operare in un periodo segnato da una crisi economica senza precedenti. Mai come in questo momento una non–scelta effettuata dalla Pubblica amministrazione vale tanto quanto una scelta sbagliata. Senza dubbio sarebbe servito molto più coraggio.

 
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