La minoranza chiede due cose: le dimissioni del capogruppo di maggioranza Gian Piero Lo Bianco e l'uscita dall'Unione Collinare Piccolo Anfiteatro Morenico Canavesano. E sono le due richieste all'ordine del giorno del consiglio comunale convocato per mercoledì pomeriggio. Il sindaco Oscarino Ferrero non ha potuto fare altrimenti: i consigliere dell'opposizione hanno protocollato le loro firme. Da troppo tempo nessuno sale all'ultimo piano del Municipio. Le sedute sono sempre meno, le interrogazioni, da tempo, non vengono più accolte. C'è da dire che il gruppo "Per un paese da vivere", dalle votazioni del 2014, ha tenuto un profilo basso, deluso dall'esito elettorale dopo tanta campagna informativa svolta su tutto quel che non va o rasenta l'illegalità, sui soldi buttati e sulle consulenze d'oro. Con Stefano De Bei, Annamaria Marinaci e Michelangelo Fiò c'è anche Valter Porrini, l'ex vicesindaco dimissionario, oggi più arrabbiato che mai con Ferrero. Secondo tutti loro Lo Bianco deve scegliere: o rinunciare alla carica di consigliere oppure a quella di presidente dell'associazione "Lo spirito e la mente". Il perché è presto detto: conflitto d'interesse. Perché Lo Bianco usufruisce dei locali della ex scuola elementare per i suoi corsi ma non si tratta affatto di un'associazione senza scopo di lucro e a scopi di aggregazione sociale come può essere la Pro Loco o gli Amis del Pais. Nemmeno paragonabile all'Asilo Infantile. "Quel che voglio capire – inforca De Bei – è se il sindaco conosce la differenza tra pubblico e privato quando azzarda certi paragoni. Persino il cda dell'Asilo lavora gratis e a bilancio figura una partita di giro di 20mila euro a titolo di compensazione tra affitto e contributo e le rette vengono reinvestite nella manutenzione dell'edificio oltre che per pagare il personale. Questa invece, è una persona che usa uno stabile comunale per attività che comportano degli introiti e si sente in diritto di non rendere conto a nessuno. Alla stregua di una mini palestra. Ma quello stabile vale un'affitto di 700 euro al mese, potrebbe portare nelle casse del comune 8mila euro l'anno". Lo avevamo scritto già alcuni mesi fa quando Porrini si era lanciato la carica recandosi addirittura alla stazione dei carabinieri di Strambino per denunciare il capogruppo di maggioranza. Carte alla mano, oltre alle delibere di affidamento dei locali, anche la richiesta di rimborsi, salatissime. L'Enel chiede al comune mille euro soltanto per il mese di agosto, tante sarebbero le ore che Lo Bianco avrebbe sottratto al lavoro presso la società di energia per dedicarle alla comunità. Roba da matti. Cose che non stanno né in cielo né in terra. Che cosa avrebbe fatto per chiedere tanti soldi? Più dell'indennità mensile del sindaco e degli assessori messe insieme. Somme che Porrini non si sarebbe mai sognato di chiedere ("io – sottolinea – ho sempre lavorato gratis") e nemmeno De Bei e colleghi che in amministrazione ci sono stati, ai tempi del sindaco Antonio Conto. "Non si capisce – osserva De Bei – perché l'assessore al bilancio Silvana Carletti abbia rinunciare al cachet mentre lui percepisca addirittura mille euro quando, per la spending review, i consiglieri dovrebbero percepire solo ed esclusivamente il gettone di presenza". "Chiederò a Lo Bianco – è perentorio De Bei – di rinunciare all'una o all'altra carica, di restituire quei soldi. E non voglio sentir dire dal sindaco che 'poverino, ora ci rimetterà di tasca sua'. E se si rifiuterà chiederò al segretario di inviare tutta la documentazione alla Corte dei Conti. E' una questione di diritto ma anche una questione di etica". E poi c'è l'annosa questione della Collinare. Una sovrastruttura che non si capisce a che fine e come funzioni. Dei servizi che dal 2006 (data della costituzione) si sarebbero dovuti gestire insieme, l'unico unificato è l'edilizia scolastica. Basta. I comuni non riescono nemmeno a stilare insieme un calendario congiunto degli eventi, figuriamoci gestire la polizia municipale che l'ufficio tecnico. Non si capisce però perché, poi, dalla Collinare escano più di 3mila euro per inutili "panchine intelligenti" con attacco wi-fi utili per quei due o tre profughi che stazionano in piazza oppure perché escano altri 3mila euro per il servizio infermieristico a Romano e Cascine doppione dell'Asl, già doppiato da un servizio analogo a Strambino. "Tremila euro per cosa quando il servizio doveva essere gratuito? - ricorda De Bei -. Come si giustificano queste spese, sono duemila euro l'anno di guanti in lattice o viene offerto il rinfresco alla fine delle visite?". Nemmeno il personale è stato razionalizzato ma anche gli impiegati di Strambino svolgono ore aggiuntive al loro orario lavorativo, quindi straordinari. "Questo è un ente anti-economico – tuona De Bei -, dobbiamo uscirne". E l'attenzione della minoranza scivola sulla polemica del centro cottura di Romano: la società che ha in appalto la mensa voleva chiuderlo e centralizzare tutto a Strambino per togliersi una spesa di circa 7mila euro l'anno da corrispondere al comune per le varie utenze. Ferrero si è opposto, sollecitato dalla sua Giunta. Ha persino minacciato di alzare i tacchi e lasciare la sua carica di Presidente dell'Unione. Poi la bolla è sgonfiata. Ma com'è finita?
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