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SETTIMO TORINESE. Abdullahi adesso è italiano

Una sala consiliare gremitissima per il giuramento alla costituzione italiana di Abdullahi Ahmed. Il giovane profugo somalo da lunedì è a tutti gli effetti cittadino italiano, e ha giurato davanti al sindaco Fabrizio Puppo. Tante le persone che in questi anni, dal 2008 (anno in cui è giunto da Mogadiscio, in Somalia, sulle coste italiane dopo un viaggio durato 7 mesi, ndr) ad oggi, l’hanno conosciuto e hanno voluto presenziare alla cerimonia, che ha voluto realizzare nella giornata mondiale contro il razzismo.   Prima del giuramento ci sono stati alcuni interventi, moderati dal vicesindaco Elena Piastra, di Ignazio Schintu, Aldo Corgiat, Suad Omar, Ruben Bianchetti, Brahim Baya, Giulia Giappichelli di Global Shapers, Giancarlo Brino presidente del consiglio, l’associazione Lvia (per cui è stato volontario), Francesca Bonomo e un videomessaggio di Carlotta Sami, portavoce dell’alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati.   Ignazio Schintu, comandante del Corpo Militare della Croce Rossa Settimese, ha letto una lettera del presidente nazionale della Cri Francesco Rocca dedicata ad Abdullahi e al suo impegno. “In un mondo in cui è più facile dire “Mandiamoli via” ci sono tante persone che, come Abdullahi, hanno trovato la propria vita in questa città- dichiara Schintu-. Fin da quando è arrivato al Fenoglio si è sempre mostrata una persona volenterosa e disponibile ad aiutare gli altri, tanto che oggi dedica il suo tempo alla comunità prestando servizio in Fondazione Comunità Solidale. È un esempio di straordinaria solidarietà. Ovviamente tutto ciò non sarebbe stato possibile se l’amministrazione dell’epoca e quella attuale non avesse creduto nel progetto di accoglienza ed integrazione dello Sprar”.   “Essere qui oggi è un motivo di grande emozione e soddisfazione- afferma Aldo Corgiat-. Come Fondazione Ecm e biblioteca Archimede vorremmo realizzare un libro o un e-book sulla sua storia che è sicuramente da raccontare e far conoscere”.   "Quando è arrivato da me Abdullahi la prima cosa che mi ha chiesto è stata “posso farmi una vita qui?”- ricorda Omar- io gli risposi: sì, ma solo se hai veramente voglia e per prima cosa devi imparare la lingua italiana. Lui è riuscito non solo a fare questo ma è riuscito a crearsi una famiglia”.   “L’Italia intera dovrebbe festeggiare questo riconoscimento perché Settimo e l’Italia guadagna da questa cittadinanza una persona splendida- dichiara Baya-. Inoltre è una storia che dimostra come l’accoglienza ripaga”.   Dopo gli interventi, una lettura a cura di Elena Ruzza e le musiche di Matteo Cantamessa hanno aperto la cerimonia vera e propria in cui il sindaco e Abdullahi, dopo aver prestato giuramento, hanno firmato il documento che attesta la cittadinanza italiana e il sindaco ha consegnato al giovane una copia della costituzione italiana, con tanto di appalusi e standing ovation a ritmo di una canzone somala e dell'inno di Mameli.   “Abdullahi è la prova che l’integrazione, se voluta da entrambe le parti, è possibile- afferma il sindaco-. Dall’inizio si è distinto per la sua voglia di fare e la voglia di integrarsi nella comunità di Settimo, tanto che nel 2014 gli abbiamo conferito la cittadinanza onoraria, prima di lui l’avevamo data solo a Nelson Mandela. Lavora come mediatore interculturale, ha parlato a 10mila studenti in soli tre anni. C’ha messo cuore e impegno ma soprattutto ha trovato la Croce Rossa, un’amministrazione e una città, che ha l’accoglienza nel dna”.   “Grazie davvero a tutti quanti per essere venuti oggi- dichiara un commosso Abdullahi-. Non vi aspettavo così tanti. Sono grato alla Croce Rossa e a chi mi ha aiutato in questi anni. Sono una persona umile e posso dire che se non mi avessero accolto al centro Fenoglio come hanno fatto, ora sarei in una casa occupata come tanti miei connazionali. Io ho avuto la possibilità e qui ho trovato una grande famiglia”.   In sala erano presenti oltre ai volontari della Croce Rossa, alcuni ragazzi del Centro Fenoglio, i ragazzi dell'informagiovani, i rappresentanti di tante associazioni locali e dell’amministrazione comunale e anche i rifugiati siriani ospiti a Leini, oltre a tanti amici conosciuti in questi 8 anni. Un misto di nazionalità, lingue e religioni diverse unite in un'unica sala dall'affetto che li lega ad un giovane che con determinazione e coraggio ha dimostrato che l'integrazione è una strada percorribile.      
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