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SETTIMO TORINESE. Aldo Corgiat, candidato al Parlamento

SETTIMO TORINESE. Aldo Corgiat, candidato al Parlamento

In foto, Aldo Corgiat

Mettiamo che tutto andrà come Renzi vuole che vada:  Italicum per la Camera dei Deputati e niente più Senato, così come lo conosciamo oggi. Fatti due calcoli, e dividendo il numero totale dei deputati da eleggere per i 100 collegi, si ricava che ben che vada ogni collegio ne eleggerà malcontati 6, suddivisi tra maggioranza e minoranza. Per tutti i territori per cui scriviamo, evidentemente, il problema sarà riuscire a trovare una propria rappresentatività. E non sarà facile, considerando che di questi 6, almeno un paio, saranno i cosiddetti “capilista bloccati” cioè eletti senza il gioco delle preferenze. E non sarà facile anche perchè i collegi non sono piccoli: Ivrea sta insieme Biella e a Vercelli; Venaria con Rivarolo, Giaveno e Pinerolo e Chivasso con Settimo, Moncalieri e Nichelino. Cartina alla mano solo chi davvero potrà vantare un forte appoggio dei propri partiti e una discreta dose di notorietà, può pensare di potercela fare. Parola d’ordine: cominciare subito pancia a terra a cercare i voti. Senza troppi tentennamenti. Senza star troppo lì a pensarci. Tutto questo a prescindere che le elezioni si tengano il prossimo anno o alla naturale scadenza del mandato nel 2018. Giusto, dunque, il ragionamento dell’ex sindaco Aldo Corgiat. Se ha deciso di candidarsi è giusto che lo dica subito e cominci a lavorare in questa direzione per portare a casa il risultato. Non sarà come fare una passeggiata, ma i miracoli esistono ancora e molto potrà fare quell’innato e sano campanilismo dei nostri paesi. E sarà sempre meglio per un cittadino di Settimo Torinese, e se vogliamo anche di Chivasso, votare Corgiat, piuttosto che un candidato del Pd residente a Nichelino o a Moncalieri. Lontani i tempi dei collegi uninominali e del porcellum quando un po’ tutti c’eravamo abituati al senatore e al deputato sotto casa, con Mauro Chianale, Giuseppe Vallone, Renato Cambursano, Andrea Fluttero, Giorgio Panattoni, Alberto Massucco e tanti altri, la voglia di un maggior legame con Roma, sicuramente c’è, a tutti i livelli. Ladies and Gentlemen, Signore e Signori, Madame et Monsieur, Sehr geehrte Damen und Herren, è iniziata la campagna elettorale.  

Intervista ad Aldo Corgiat (Pd)

Assolto perchè il fatto non sussiste. In altre parole tre anni a bordo campo in attesa dell'esito del processo relativo alla gara SETA. E poi ?  Ho mai smesso di interessarmi di politica anche se in questo momento sono piuttosto critico e sono poche le cose che mi piacciono.  Diciamocela tutta. Non ti piace Renzi? Il problema non è Renzi in sè, anche se non mi piace il suo stile da bullo. Probabilmente sarebbe successo anche senza Renzi ma a lui va il merito di aver capito che si era ormai alla fine di un’epoca che aveva avuto come protagonisti Berlusconi e Prodi, Forza Italia e l'Ulivo.  Personalmente penso che, almeno a sinistra, si è buttato via il bambino con l'acqua sporca. Quella dell'Ulivo resta, per me, la stagione politica dove si è raggiunto il più alto grado di unità, apertura e pluralismo nel centro sinistra.  Oggi si è trasformata la politica in "fare le leggi" e le riforme si pesano al kilo. Ho sentito parlamentari auto lodarsi perché hanno fatto tante leggi in poco tempo. Forse se ne avessero fatte di meno staremmo tutti meglio.  E a livello locale ? Si fa fatica. I Sindaci e le Amministrazioni Comunali sono sotto tiro: dai cittadini perchè vedono ridursi gli standard di servizio nonostante le tasse continuino ad aumentare e dal Governo nazionale e dagli altri organi dello Stato perchè, da tempo, è passata una idea "centralista" dello Stato che non dà nessun spazio alle autonomie locali. E la situazione sta via via peggiorando. I Comuni e gli amministratori locali sono dei sorvegliati speciali che attendono l'elemosina dello Stato, che arriva scarsa e quasi sempre in ritardo. Le risorse (europee, statali, regionali, delle fondazioni bancarie, ecc.) sono ancora notevoli ma sono ormai appannaggio dei Comuni capoluogo e "politicamente forti". La chiusura delle province elettive ha impoverito i piccoli comuni e i territori periferici producendo una redistribuzione delle risorse al contrario.  Tutto chiaro, ma torniamo ad Aldo Corgiat. Dopo l'assoluzione e dopo l'appello che ti ha fatto il Segretario Regionale Davide Gariglio (della serie "torna a impegnarti nella direzione del PD") a che impegno politico stai pensando ?  Nei prossimi mesi ci saranno scadenze politiche molto importanti che ci diranno quale sia il reale consenso delle proposte e delle forze in campo. Il referendum di aprile, le elezioni amministrative di giugno in grandi città, tra cui Torino, e poi di nuovo il referendum in autunno sulle modifiche alla Costituzione.  Sono convinto che cambieranno molti punti di riferimento che oggi consideriamo fissi. Poi ci sarà il Congresso del PD, che dovrà fare il punto della situazione e, nel 2018, si vota, probabilmente con la nuova legge elettorale. E quindi ti candidi per le elezioni nazionali del 2018 ? Come si fa a dirlo ora?  Semplicemente dicendo: “Sì” mi candido... Può succedere di tutto in due anni, bisognerà vedere se ci saranno le condizioni e quali saranno le regole. Quello che si può però fare fin da ora è costruire il collegio, lavorare per dare una rappresentanza politica al territorio.  Hai paura dell’Italicum... Al contrario. L'unica cosa buona dell'Italicum penso sia la riscoperta dei collegi elettorali. Nel nostro caso (Settimo - Chivasso - Gassino - San Mauro - Volpiano - Leinì - ecc), la legge ci accorpa a Moncalieri, Rivoli e Nichelino (ovviamente con i Comuni limitrofi). Un territorio con oltre 600 mila abitanti, residenti alle porte di Torino.  Credo si possa iniziare a costruire la necessaria consapevolezza dei cittadini di questi Comuni dell'utilità di una rappresentanza del territorio nel futuro Parlamento.  Ad esempio ? Se ne possono fare tanti, ma ad esempio credo che gli amministratori di questi Comuni, e di conseguenza gli abitanti, potrebbero avere vantaggi enormi da una sistematica azione di rappresentanza dei loro progetti nelle diverse Agenzie Governative. O ancora, avere sul territorio una presenza stabile e continuativa di uno o più parlamentari eletti direttamente, certamente migliora il rapporto tra cittadini e istituzioni nazionali.  Quindi ti candidi. Questa sembra già una bozza di programma di un candidato in rappresentanza del “territorio".  A parte le battute penso che parte dei mali di oggi dipendano anche da una crisi di rappresentanza democratica.  Nel passato in Parlamento sedevano i rappresentanti del popolo, c'erano operai, avvocati, imprenditori e professionisti. Oggi l'unica rappresentanza migliorata (ed è ancora carente) è quella di genere, per il resto abbiamo solo più alcune categorie di professionisti (avvocati in primo luogo) e "addetti alla politica".  Ci sono diversi tipi di rappresentanza e credo che uno dei compiti della politica sia proprio quello di migliorare il rapporto di identificazione tra gli eletti e gli elettori.  Quali sono i tuoi ideali di rappresentanza? Per quanto riguarda la rappresentanza sociale auspico che cresca quella dei lavoratori dipendenti in particolare e del mondo del lavoro in generale (piccole e medie imprese, professionisti, precari).  Per la rappresentanza politica sono e resto nel PD e nel Centro Sinistra perché sono convinto che il governo di una società complessa come la nostra abbia bisogno non di soluzioni estremiste e radicali ma di continui aggiustamenti e disponibilità di ascolto e mediazione con le ragioni degli altri. Nel contempo penso che occorra più sinistra, perché sono convinto che una società più giusta, dove le ricchezze e le opportunità siano ridistribuite in modo più equo, sia una società migliore da vivere, più equilibrata, motivata, democratica ed innovativa.  Infine c'è però anche la rappresentanza territoriale, quella recentemente reintrodotta con la nuova legge elettorale, e su cui proverò a lavorare nei prossimi mesi parlando prima con un po' di amici, compagni ed amministratori locali.  Rappresentare un territorio significa rappresentare gli interessi di una comunità e dare credibilità alle istituzioni repubblicane, vuol dire creare un ponte stabile tra la prassi e la vita di tutti i giorni e chi deve fare le leggi per regolarla (ben sapendo che sarebbe però necessario toglierne anziché aggiungerne). Credo che questo sia il futuro della rappresentanza. Ne riparliamo tra qualche mese.  Insomma, ti candidi... Vedi tu..

Liborio La Mattina

  I collegi dell’Italicum Piemonte 1: Verbano Cusio Ossola e Novara Piemonte 2: Biella, Vercelli e Ivrea Piemonte 3: Venaria Reale, Rivarolo Canavese, Giaveno, Pinerolo Piemonte 4: Torino, Collegno Piemonte 5: Torino Piemonte 6: Chivasso, Settimo Torinese, Moncalieri, Nichelino, Rivoli Piemonte 7: Asti, Alessandria Piemonte 8: Cuneo    

La nuova  legge elettorale Come funziona?

  La  nuova legge elettorale fissa un premio di maggioranza (340 seggi) per chi al primo turno ottiene il 54 per cento dei consensi, o il 40 per cento al secondo turno, senza possibilità di apparentamento tra liste. Agli sconfitti restano 277 seggi ed esiste una soglia di sbarramento unica al 3% su base nazionale, non essendo più previste le coalizioni. Il territorio nazionale è diviso in 100 collegi. Ed ogni partito ha la possibilità di indicare un capolista "bloccato", con possibilità per i capilista di essere candidati in un massimo 10 collegi. Per tutti gli altri vale la regola della “preferenza” e ogni elettore ne potrà esprimere  due "di genere" (obbligatoriamente l'una di sesso diverso dall'altra, pena la nullità della seconda preferenza). Data la forte connessione con la legge di revisione costituzionale che prevede l'abolizione del bicameralismo perfetto, cioè del Senato elettivo, nel testo dell'Italicum è inserita anche una clausola di salvaguardia che posticipa l'applicazione delle disposizioni a decorrere dal 1º luglio 2016. Subito dopo l’estate (forse a ottobre) è in programma un referendum costituzionale, confermativo sulla Riforma che cancella il Senato che conosciamo. Il Premier Matteo Renzi ha più volte detto che se non dovesse passare, si dimetterebbe.
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