Quasi un derby tra ex Presidenti al processo legato ai debiti della Rivarolese Calcio. Sul banco degli imputato Massimo Manavello, 46 anni, ex numero uno del club granata negli anni d'oro, fino al giugno del 2007 (quando s'era dimesso per incarichi di lavoro all'estero), nonché già consigliere comunale al fianco dell'e primo cittadino Fabrizio Bertot (mandato 2003-2008). Ad accusarlo, del reato di "appropriazione indebita", Michele Salvati, subentrato alla guida nel 2009 (dopo la veloce presenza, per il traghettamento, di Renzo Tomasi Canovo). Si è rischiato l'alterco, tra i due, venerdì scorso, presso il Tribunale di Ivrea, dove è in corso il processo di fronte al giudice Maria Claudia Colangelo. Sotto accusa, una sponsorizzazione da 90mila euro data, per la stagione 2008/2009 alla Rivarolese dalla Stamet, l'azienda azienda con sede a Feletto di proprietà dello stesso Bertot. Senza troppo entusiasmo ma indispensabile, visto che la situazione debitoria della società verso le banche si stava aggravando. In tre tranche: la prima con bonifico di 25mila euro più Iva sulla Banca Popolare di Novara, poi con due assegni bancari incassati dalla Usd sul conto corrente della San Paolo. Manavello avrebbe trasferito una parte di quei soldi sul suo conto personale. Sostenendo, come rimarca il suo avvocato difensore Maria Luisa Rossetti, che gli fossero dovuti. Di tutt'altro avviso Salvati, forte di una fideiussione con cui l'imputato avrebbe dato le sue credenziali personali per il castelletto, poi superato, cioè la soglia fino alla quale la società poteva andare in rosso. "Manavello ha preso soldi dalla Rivarolese ed ha assolto una sua obbligazione personale" ha esordito in aula. "Lui – ha rincarato la dose Salvati – aveva mantenuto acceso un vecchio conto corrente presso la San Paolo, un piccolo sotterfugio, ci operava soltanto lui perché in un periodo precedente aveva domiciliato dei pagamenti per la società sportiva in virtù di una delega ad operare". "Diceva che quei soldi gli spettavano – ha proseguito Salvati – e alla mia richiesta di restituzione rispondeva che aveva sostenuto delle spese e che nulla doveva". Tra le ragioni della rabbia il fatto che, ad un certo punto, si sarebbe pensato di trasferire il debito a Salvati ma lui non era d'accordo. Pungolato dall'avvocato difensore, Salvati si è tuttavia trovato in difficoltà. "Perché gli aveva dato la delega, allora? - ha domandato il legale -. Non è che la ragione sia la garanzia che lui dava sul conto corrente? E' vero che rispondeva dei debiti?". Salvati ah tentennato: "la Rivarolese non aveva utenze da pagare. Tutti gli adempimenti era regolati presso altri conti. Lui non ha affrontato spese nei confronti della società". E sul rapporto con la Stamet (nel 2009 la comunicazione della cessione del credito alla Banca Popolare di Novara) la persona offesa ha ammesso che "Bertot riconosceva soltanto Manavello, ad un certo punto non mi ha più nemmeno risposto al telefono". Il processo è stato rinviato al 24 giugno per sentire i testimoni della difesa e a settembre per la sentenza.
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