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OZEGNA. Operaio albanese ridotto in fin di vita, alla sbarra i tre complici dell'aggressore

OZEGNA. Operaio albanese ridotto in fin di vita, alla sbarra i tre complici dell'aggressore

tribunale

Ancora un rinvio nel processo per la morte dell'operaio di origine albanese Vladi Arber, ridotto in fin di vita, a soli 28 anni, dopo essere stato massacrato di botte una sera del 2011, all'uscita di un pub ad Ozegna. L'udienza slitta a dicembre per un ricorso pendente in Cassazione. Una notizia che fa venire il sangue amaro ai familiari, anche perchè la richiesta di costituzione come parte civile della moglie non è stata accolta. Sul banco degli imputati si trovano i tre presunti complici di Eros Monteu Saulat, il sangiorgese di 36 anni già condannato a 4 anni e 2 mesi di reclusione nell’autunno 2014 dal giudice Stefania Cugge del Tribunale di Ivrea. Sentenza più lieve rispetto ai sei anni richiesti dal Pm Ruggero Crupi, il quale aveva inoltre chiesto 2 anni e 4 mesi per il fratello, Luca Monteu Saulat, 34 anni, per concorso nell’aggressione, condannato invece ad un anno. Entrambi, giudicati con il rito abbreviato, hanno risposto di accuse gravissime: minacce, lesioni, violenza privata, con aggravanti per il fratello maggiore. Parallelamente è stato respinta la richiesta di archiviazione presentata dalla procura nei confronti di Davide Ferrari, 32 anni, Galdino Bornacin, 53 anni e Maurizio Cosso, 23 anni, anche loro tutti di San Giorgio. Dovranno rispondere, con rito ordinario, dell’accusa di lesioni personali aggravate. “Si trattò di una spedizione punitiva” scrive a chiare lettere il giudice nelle motivazioni, sebbene il pugno fatale fu scagliato da Mounteu Saulat. Secondo la ricostruzione la lite era cominciata per banali motivi da bar. Arber, sposato e padre di una bambina di 3 anni e mezzo, quella sera, probabilmente, aveva alzato un po’ troppo il gomito. Era uscito a bere in compagnia dell’amico Romeo Appino. Uscendo aveva colpito e ridotto in frantumi il lunotto posteriore di un automobile. Nessun perdono, per lui. Né la possibilità di chiudere scusa o risarcire il danno, comunque modesta. Il proprietario del veicolo, Bornancin, avvertito dal nipote Ferrari, chiamò fuori, con loro due, anche Monteu Saulat e Cosso. Botte e botte. Quattro contro uno. Un massacro. Oggi Harber, dopo essere uscito dal coma, è disabile al cento per cento, soffre di costanti crisi epilettiche. Mentre alla famiglia, assistita dall’avvocato Enrico Scolari, è arrivata una misera somma: 80mila euro come risarcimento danni per una vita distrutta.
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