Non si sa come, dai cassetti della società di Italo Cossavella, titolare dell'omonima e storica libreria nel centro storico di Ivrea, era sparito un assegno, nel lontano 2010, da duemila euro. Se n'era accorto solo quando, presso la sua banca, aveva notato un passaggio di denaro mai effettuato. Ma tutt'oggi come fosse quel pezzo di carta fosse finito in mani sbagliate ed estranee resta un mistero. L'unico sospettato, individuato ricostruendo i movimento bancari, dopo essere finito imputato, presso il Tribunale di Ivrea, è stato assolto dall'accusa di ricettazione. Questa la sentenza pronunciata dal giudice Ombretta Vanini nei confronti di Alessandro Carabetta, classe 1968, originario del sud, difeso dall'avvocato Mario Benedetto. L'unica udienza, tenutasi poche settimane fa presso l'aula penale del palazzo di giustizia, non è infatti riuscita a chiarire i dubbi. Cossavella per primo, librario da una vita ormai prossimo ai sessant'anni, non ha saputo fornire spiegazioni né dettagli, limitandosi a riconoscere l'assegno che proveniva da un suo blocchetto ma su cui era posta la firma di uno sconosciuto. "Non ricordo di averlo compilato – ha spiegato -. Era l'assegno della società Libreria della Serra snc di cui ero amministratore ma chiusa dal dicembre del 2008. Ho 60 anni ormai ed un cassetto pieno di documentazione di vecchie società....". La persona a cui era intestato risultava essere un certo Claudio Bruzzese. Impossibile che fosse un vuoto di memoria. "Conservo centinaia di assegni ma tutti intestati a precise attività, alle grandi case editrici" ha motivato Cossavella. Per far luce sulla vicenda è stato chiamato a testimoniare Roberto Scaglioni di Reggio Calabria. Una trasferta inutile visto che l'uomo ha potuto soltanto dire di conoscere Carabetta perché abitano nello stesso paese ma poi lui si era trasferito al nord. "Lui – ha ricordato il testimone - mi ha dato un assegno per lavori eseguiti presso la sua casa di Locri, io ho calcolato l'importo: duemila euro di assegno e altri 400 euro a saldo". Il Pm Roberta Bianco ha provato a chiedere comunque la condanna a 16 mesi di reclusione e mille euro di multa, con il riconoscimento delle attenuanti generiche, nonostante Cossavella non si fosse accorto di nulla tanto da non sporgere nemmeno denuncia di smarrimento. Il giudice ha così assolto l'imputato, accogliendo la tesi difensiva della mancanza di prove.
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