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12 Novembre 2015 - 16:45
Non si arresta la stagione violenta contro le donne. Dal clamoroso episodio di quest’estate a Roma, che ha visto lo stupro su una ragazzina appena sedicenne messo in atto in uno dei quartieri “bene” della Capitale, Piazzale Clodio in Prati, alla studentessa di 20 anni residente in un comune dell’eporediese che la scorsa settimana ha presentato denuncia ai carabinieri. Nel verbale si legge che a stuprarla sarebbe stato il titolare di un locale in cui ha lavorato saltuariamente come cameriera.
La vicenda, su cui i militari dell'Arma e la procura mantengono il massimo riserbo, risalirebbea ai primi di ottobre ed è ancora da verificare. L'uomo, 64 anni, indagato per violenza sessuale, nega di avere mai tentato qualsiasi tipo di approccio.
Lo stupro è considerato un reato grave e in Italia le pene previste dal codice vanno da 5 a 10 anni con aggravanti da 7 a 14 anni se la vittima ha meno di dieci anni. Ultimamente tuttavia vi sono state clamorose assoluzioni per stupri di gruppo precedute e seguite da sentenze nelle quali il complesso linguaggio giuridico sembra in taluni casi anche gravi, tenere lontano il carcere dai violentatori.
Le statistiche registrano trecento casi di violenza sessuale al mese: 3.624 in un anno dal marzo del 2014 allo stesso mese del 2015. Le tabelle non raccontano ovviamente le storie dolorose e gli effetti psicologici spesso permanenti per le vittime. E ancora troppo spesso le donne abusate non arrivano nemmeno alla denuncia scoraggiate dal costo legale e dalla incertezza del risultato a meno che le lesioni della violenza siano state di tale gravità da non lasciare il minimo dubbio.
Reato antichissimo lo stupro è segnato come si è detto, nei secoli da penosi silenzi delle vittime e da ambiguità delle legislazioni. Crudele la legge del codice di Hammurabi duemila anni prima di Cristo, nel quale l’aggressione ad una donna sposata ne comportava l’annegamento insieme allo stupratore.
Più crudele la Bibbia: in mancanza di grida della fanciulla violentata, per lei la lapidazione insieme al suo violentatore.
Oppure matrimonio riparatore istituto che anche in Italia è sopravvissuto fino al 1981.
Più benevola la Chiesa cattolica che ha canonizzato nel tempo alcune donne stuprate considerandole martiri.
La più nota è stata la dodicenne Maria Goretti, santa delle paludi pontine. Negli anni 70-80 del secolo scorso sono state beatificate o santificate Antonietta Mesina, Pierina Morosini e la più tragica di loro: Teresa Bracco violentata ed uccisa durante l’occupazione tedesca da un ufficiale nazista.
Lo stupro è considerato oggi anche crimine di guerra sulle popolazioni occupate come mezzo di pressione sugli eserciti avversari e come potere estremo sulle donne considerate proprietà dei vincitori. Una discesa nell’orrore quotidiano quella di centinaia di donne Yazidi catturate lo scorso anno dai terroristi Isis e delle 20.000 albanesi stuprate durante la guerra del Kosovo.
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