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IVREA. Migliore amico la insultava con telefonate anonime. Giovane di Ivrea alla sbarra

IVREA. Migliore amico la insultava con telefonate anonime. Giovane di Ivrea alla sbarra

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“Eravamo amici, uscivamo assieme, ci sentivamo ogni giorno. Mai avrei mai pensato che ci fosse lui dietro a quelle telefonate moleste che ricevevo di continuo”. S.O. ha 23 anni e vive a Bollengo. Venerdì scorso si è ritrovata a testimoniare presso l'aula penale del tribunale di Ivrea. Davanti a lei, Marcello Paternò, classe 1991 e residente ad Ivrea. Fino a qualche anno fa era uno dei suoi migliori amici. Oggi imputato per averla ripetutamente molestato telefonicamente nel periodo fra il luglio e il dicembre del 2011.

Tutto era iniziato proprio in quell'estate... La ragazza aveva cominciato a ricevere telefonate anonime sul suo cellulare. “Inizialmente sembravano scherzi. Quasi divertente. Sentivo dei versi incomprensibili. Qualcuno che ansimava" ha raccontato davanti al giudice Maria Claudia Colangelo.

Poi, gli insulti. “Sei una troia, una lurida, una persona che fa schifo, vergognati” diceva quell'interlocutore ignoto. "In un paio di occasioni ricevetti telefonate anche di notte – ha aggiunto la persona offesa, che però non si è costituita parte civile -. Avevo paura, non capivo perchè uno sconosciuto mi importunasse. Mi confidai con gli amici. Anche con lui, Marcello, a cui ero legata da una profondissima amicizia. Smisi di rispondere ma continuai a ricevere molti squilli”.

La giovane, esausta, aveva sporto denuncia contro ignoti. “Inspiegabilmente, pochi giorni dopo la denuncia Marcello smise di parlarmi. Io non capivo perché”. S.O. aveva deciso, ad un certo punto, di lasciare Ivrea. Di partire per un soggiorno di un anno in Australia, nell'ambito dei programmi scolastici interculturali. “Pochi giorni prima del volo, ricevetti un sms da Marcello Paternò. Mi insultava – ha raccontato ancora la giovane in aula – Solo allora pensai che potesse esserci lui dietro alle telefonate, ma all'epoca era solo un sentore, nulla di più”.

Passati i mesi, il ritorno in Italia era stato piuttosto amaro. “Convocata in questura, mi dissero che erano risaliti a uno dei numeri che con più frequenza mi aveva chiamato in quel periodo: era quello di Marcello Paternò – ha riferito la ragazza, all'epoca rimasta sconvolta da quella inattesa scoperta -. Quando fui certa che dietro a questa faccenda ci fosse lui, chiesi ad alcuni amici comuni dove avevo sbagliato. Non capivo. Io piangevo con lui perchè uno sconosciuto mi importunava e lui da un lato mostrava di volermi bene, dall'altro mi faceva questo. Eppure vedeva che soffrivo. Non sapevo cosa pensare. Era solo un gioco psicopatico durato fin troppo”.

La ragazza ha rivelato che anche nel 2010 era stata vittima di molestie. “Nel 2010 fui infastidita su facebook da quello che poi scoprii essere un profilo finto controllato da lui”.

Un’altra giovane della compagnia, Anna Formici, 23 anni, di Banchette, sentita come testimone, ha raccontato che, malgrado il forte legame di amicizia, quell'estate i rapporti fra lei, Marcello e S.O. avevano già cominciato a sfaldarsi. “Io e lei non eravamo più molto amiche, e so che loro due ebbero degli attriti”. La testimone ha ricordato un unico episodio relativo a una telefonata fra Paternò e S.O. “Era metà settembre, lei era già in Australia. Io e Marcello eravamo al lago Sirio. È venuta l’idea di farle uno scherzo. Marcello l'ha chiamata, ha finto di essere un australiano dandole un finto appuntamento, lei lo ha riconosciuto e quando ha detto il suo nome lui ha agganciato”.

 
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