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SCARMAGNO. Inizia il processo per il rogo Cell Tell

SCARMAGNO. Inizia il processo per il rogo Cell Tell

scarmagno fiamme ex-olivetti

E' iniziato il processo per l'incendio avvenuto a Scarmagno il 19 marzo del 2013 quando le fiamme si alzarono al punto da formare un nuvolone nero sul Canavese distruggendo oltre 20 mila metri quadrati del capannone C dello stabilimento industriale ex Olivetti, sede delle aziende CellTel, Innovis e Wirelab. Un danno di portate economiche ed occupazionali enormi: lì dentro, infatti, lavoravano oltre cinquecento dipendenti, lasciati a piedi da un giorno all'altro a causa di quell'incidente. La prima udienza è fissata per il 14 ottobre davanti al giudice Ludovico Morello del Tribunale a Ivrea. Alla sbarra sono finite sette persone, rinviate a giudizio dal Gup Alessandro Scialabba, accusate a vario titolo di "incendio colposo". E sono, in primo luogo, Emanuele Giampaolo, 29 anni, difeso dall'avvocato Danilo Armanni, insieme al collega Luca Blessent, 20 anni, difeso dall'avvocato Giuliano Arimondo, ovvero i due operai della Omg di Valperga (la ditta subappaltatrice della manutenzione per conto della Manutencop Facility Management) che quel giorno stavano eseguendo lavori ad un cannello a gas ai lucernari sul tetto dello stabilimento. Nei guai anche il loro datore di lavoro Bruno Guglielmetti difeso dagli avvocati Arimondo e Pio Coda, 63 anni, titolare della Omg. E poi Luca Barengo, Rosario D’Addio, Domenico Voiglio, responsabili Manutencoop e Domenico Pellegrini, ex amministratore delegato di Celltel. Oltre trenta i testimoni che dovranno essere sentiti. Otto le persone che si sono costituite parti civili. E si annuncia una battaglia di perizie. Secondo la Procura l'incendio fu provocato dall'utilizzo discutibile di un cannello a gpl a fiamma libera che doveva servire per applicare, a caldo, una guaina catramata su una parte del plexiglass del lucernario, che era finito invece col cadere su un deposito di CellTell dove veniva stoccato del materiale combustibile. Ma, come scrive Scialabba, sarebbero mancate anche le condizioni di sicurezza previste dalle normative vigenti. Viceversa, i consulenti della difesa sostengono che le fiamme sarebbero divampate dal basso.
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