Prima soci in affari, poi nemici giurati in tribunale dopo una serie di incomprensioni relative a crediti e compravendita. Non c'è stato verso di trovare un accordo. Giovedì scorso, di fronte al giudice Ombretta Vanini di Ivrea, il felettese Fabio Fucà ha dichiarato di non essere disposto a ritirare la denuncia sporta nel 2013 nei confronti di tre persone, tutte a processo con l'accusa di "esercizio arbitrario delle proprie ragioni", procedibile solo su querela. Il reato, inizialmente indicato dalla Procura come "estorsione" (in questo caso procedibile d'ufficio), è stato derubricato in seguito al ricorso presentato al Tribunale del riesame dall'avvocato Marco Stabile, difensore, rispettivamente insieme all'altro avvocato Franco Papotti, di Arturo Vaiano, Ernesto D'Amico e Salvatore Maddaluno, quest'ultimo residente ad Agliè. I fatti risalgono all'aprile del 2013. Fucà (che si è costituito parte civile con l'avvocato Pio Coda) lavorava allora come agente immobiliare ed aveva, con Maddaluno, conti in sospeso relativi alla divisione di alcune provvigioni visto che, proprio in quel periodo, avevano sciolto la società per la quale avevano collaborato. Maddaluno, se da un lato vantava un credito nei confronti di Fucà, era però in debito nei confronti di Ernesto Vaiano per lavori edili svolti a suo favore. Aveva quindi pensato di risolvere così la situazione: "anziché chiedere i soldi a me – aveva detto al Vaiano - vai a chiederli a Fucà". L'accordo sarebbe stato formalizzato in uno scritto, prodotto dalle difese. A quel punto Vaiano, accompagnato, passateci il gioco di parole, dall'amico D'Amico, si sarebbe recato dall'ex agente immobiliare felettese. I toni della discussione si sarebbero alzati fino all'arrivo di Maddaluno, per addivenire ad una cifra e chiudere la questione, invitando alla comprensione viste le difficoltà economiche delle varie parti. I due ex colleghi si sarebbero dati appuntamento per la transazione. In quella circostanza Fucà avrebbe consegnato degli assegni post datati ma sarebbero spuntati, di sorpresa, i Carabinieri, chiamati per mettere nel sacco i tre. "Io non devo niente a nessuno, ho subito di tutto e di più, minacce e ingiurie, per me il processo può andare avanti" ha dichiarato la sedicente persona offesa al giudice. Secondo le difese gli imputati non avevano preteso illegittimamente i soldi ma avrebbero soltanto rivendicato un credito. Il processo è stato rinviato all'11 aprile.
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