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IVREA. Amianto, non finirà come a Torino

IVREA. Amianto, non finirà come a Torino

Carlo De Benedetti

Faldone “3”. Uno dei 25 che compongono la complicata e meticolosa indagine della Procura della Repubblica di Ivrea. C’è un appunto a mano firmato «F. Abelli» del 22 settembre 1994, in piena era Carlo De Benedetti. Dice «In merito al piano per togliere l'amianto dall'officina H, faccio osservare a fronte di un sopralluogo, certo, della Usl 24 ci troviamo con metà officina occupata e con la finitura d'amianto non in buono stato. Questo pone il grosso rischio di una segnalazione alla magistratura. Riflettiamo». E secondo la Procura questa è la prova provata che il problema c’era ed era noto. Nello stesso faldone, datato 27 settembre 1988, c’è un «rapporto di prova riservato» del Servizio ecologia aziendale. Si legge: “In relazione alla presenza di amianto appurato sul rivestimento delle canaline per l'areazione dell'ex officina H, è risultato che l'amianto è contenuto anche nel materiale di rivestimento della stessa linea di aerazione in alcune torri dei cavedi che servono i tre piani della Nuova Ico”. Tutto questo per dire che lunedì scorso, davanti al gup Cecilia Marino, è ripresa l'udienza preliminare del processo per le morti da amianto negli ex stabilimenti Olivetti. Dopo l'intervento dell'accusa, che la settimana precedente aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli imputati, so è dato il via agli interventi degli avvocati della difesa. Il processo riguarda la morte di 14 ex lavoratori, dovuta, secondo l'indagine, al contatto con le fibre d'amianto, e un caso di lesioni colpose. I pm Laura Longo e Lorenzo Boscagli hanno indagato a vario titolo i vertici della Olivetti, che a partire dagli anni Sessanta hanno ricoperto incarichi dirigenziali. Tra questi Carlo De Benedetti, amministratore delegato e presidente del Cda dal 1978 al 1996, l'ex ministro Corrado Passera e l'imprenditore Roberto Colaninno, quest'ultimo per un solo caso di lesioni.

La difesa ha chiesto il non luogo a procedere

    Tutti gli avvocati intervenuti hanno chiesto il non luogo a procedere. Davanti al gup Cecilia Marino, hanno sostenuto che all'epoca dei fatti contestati l'azienda era ben strutturata, e che quindi consigli d'amministrazione e amministratori delegati, "nulla sapevano della questione amianto". Tanto più che non esistevano, hanno ancora sottolineato, "monitoraggi dai risultati preoccupanti". Stralciata la posizione di Umberto Gribaudo: il perito ha stabilito la non capacità di stare in giudizio per via dell'età avanzata. E stralciata pure la posizione di Piera Rosiello (Ivrea), classe 1926, nel frattempo è deceduta. Oggi la decisione Le udienze sono calendarizzate fino a oggi, quando è prevista la decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio degli indagati. Peseranno i tanti documenti sequestrati presso l'Archivio storico Olivetti, e soprattutto la voluminosa consulenza con cui il perito della Procura, l'avvocato Giancarlo Guarini, ha ricostruito i percorsi decisionali interni all'Olivetti. C'è una nota del 1972, che risale a prima dell'arrivo di De Benedetti, ma che non risulta modificata in seguito, secondo cui la «Direzione generale servizi urbanistici costruzioni e impianti opera alle dirette dipendenze del presidente e dell'amministratore delegato». Nel 1982, una nota aziendale colloca all'interno di questa direzione anche il servizio Ecologia e processi, affidato a Maria Luisa Ravera che oggi è tra i principali indagati del processo. Guarini  indica poi anche una lunga serie di provvedimenti con cui Carlo De Benedetti a partire dall'inizio degli anni '80 nomina direttamente i responsabili della sicurezza del lavoro senza però dare a loro un potere di spesa...  

Arriva Traverso

  Il sostituto procuratore Francesca Traverso è stata coassegnata alla Procura di Ivrea; affiancherà il pm Laura Longo nel processo per le morti da amianto alla Olivetti, di cui in questi giorni si sta svolgendo l'udienza preliminare. Si ricompone così il team che a Torino ha affiancato il procuratore Guariniello nel processo in Corte d'Assise per il rogo della Thyssenkrup. Di sicuro c’è che l'indagine non farà la fine dell'altra grande inchiesta eternit della Procura di Torino, nata con una imputazione sbagliata e costretta a ripartire da zero, dopo la clamorosa sentenza della Cassazione che il 19 novembre scorso ha dichiarato prescritto il reato di disastro colposo. La Procura di Ivrea ha messo fin dall'inizio sotto accusa i manager e gli amministratori per omicidio colposo e lesioni personali. C’è un capo d'accusa per ogni lavoratore ammalatosi di mesotelioma e almeno le morti più recenti non si prescriveranno.  

Tra gli indagati anche il nipote di Adriano Olivetti

e la Mugnaia del Carnevale Maria Luisa Lizier

  "La Olivetti era un'azienda ben strutturata, la seconda in Italia per numero di dipendenti, e ogni reparto aveva un proprio compito. Ed era stato proprio Carlo De Benedetti, subito dopo il suo ingresso, a mettere in piedi l'organizzazione per la salvaguardia della salute dei lavoratori". Così venerdì scorso le difese all'udienza preliminare, in corso a Ivrea, sulle morti da amianto nell'azienda eporediese. A intervenire, davanti al gup Cecilia Marino, sono stati gli avvocati difensori di otto dei 29 imputati, fra i quali figurano Carlo De Benedetti con i figli Marco e Rodolfo, assistiti da Tomaso Pisapia ed Elisabetta Rubini. I legali hanno affermato, fra l'altro, che "non esiste la prova certa dell'impiego di talco contaminato durante i processi di lavorazione", citando, in proposito, un documento del 1981 che certifica la presenza di talco di grafite valchisone non contaminato. Quanto a Marco e Rodolfo, è stato spiegato che ricoprivano posizioni marginali. Il primo diventò presidente Sixtel, una controllata dell'Olivetti, solo nel 1996; Rodolfo faceva parte del consiglio d'amministrazione ma senza essere in possesso di particolari deleghe e soprattutto in un periodo storico in cui i monitoraggi sull'amianto erano già stati avviati. Insomma - e per farla breve -  la Procura starebbe sbagliando nell’insistere a voler fare passare il messaggio che l’Olivetti avesse messo al primo posto il profitto a scapito della salute dei lavoratori. “L’Olivetti non è l’Eternit di Casale Monferrato. Ci sono dati oggettivi che dimostrano come, dalla fine degli anni ’80, l’azienda ha adottato ampiamente misure di tipo preventivo e precuazionale” aveva urlato giusto il giorno prima Guido Carlo Alleva, legale di Corrado Passera, amministratore delegato all’Olivetti tra il ’92 e il ’96. Eppure secondo il pm, Laura Longo, le prove ci sono e sono contenute in circa 36 mila pagine, documenti, lettere riservate, testimonianze, perizie. Tra gli imputati c’è anche David Olivetti, figlio di Dino,  nipote di Adriano Olivetti che tra il 1977 e il 1981 è stato nel cda dell’azienda fondata dal nonno Camillo. “Aveva un ruolo di consigliere e, dunque, senza deleghe” ha spiegato Paolo Campanale, il suo difensore. E poi ancora: “Tra gli anni Sessanta e Settanta,l’Olivetti era più avanzata rispetto alla legislazione nazionale in materia di sicurezza sul luogo di lavoro...”. Ed è più o meno quanto ha sostenuto anche Laura Razetto, difensore di Maria Luisa Lizier, ex mugnaia del carnevale di Ivrea, oggi ottantunenne e tra il ’64 ed il ’98 nel cda. L'udienza preliminare continuerà oggi, lunedì 5 ottobre.    

Gli indagati

  Renzo Alzati, classe 1927, Milano Paolo Baratta, classe 1939, Roma Cesare Baratti, classe 1945, Milano, Onofrio Bono, classe 1949, Torino, Giuseppe Calogero,  classe 1928, Basiglio (Mi) Roberto Colaninno, classe 1943, Mantova Carlo De Benedetti, classe 1934, Dogliani (CN) Marco De Benedetti, classe 1962, Roma Rodolfo De Benedetti, classe 1961, Milano Achille De Tommaso, classe 1944, Roma Franco De Benedetti, classe 1933, Torino Filippo Demonte, classe 1936, Borgofranco d’Ivrea Roberto Frattini, classe 1937,  Torino Mario Gabrielli, classe 1942, Torre Boldone (Bergamo) Luigi Gandi, classe 1924, Torino Luisa Maria Lizier, classe 1934, Chiavari Giuseppe Longo, classe 1938, Milano Sergio Lupo, classe 1922, Mercenasco Manlio Marini, classe 1936, Mestre Camillo Olivetti, classe 1931, Torino David Olivetti, classe 1941, Ivrea Giorgio Panattoni, classe 1937, Ivrea Anacleto Parziale, classe 1936, Como Corrado Passera, classe 1954, Milano Enrico Pesatori, classe 1940, Torino Elserino Piol, classe 1931, Milano Luigi Pistelli, classe 1934, Ivrea Maria Luisa Ravera, classe 1926, Ivrea Paolo Smirne, classe 1941, Torino Pierangelo Tarizzo, classe 1943, Piverone Roberto Guido Vitale, classe 1937, Milano. Già rinviato a giudizio Silvio Preve, 77 anni, Ivrea      

Le vittime

Sono: Antonio Bergandi, Maria Bretto, Marcello Costanzo, Aldo Enrico, Emilio Gansin, Ganio Mego, Antonio Merlo, Domenico Rabbione, Vittore Risso, Francesco Stratta, Caterina Turino, Aldo Vallino, Silvio Vignuta, Luigi Mariscotti. Ancora in vita Bruna Luigia Perello, Pierangelo Bovio Ferassa.  
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