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IVREA. “Perchè l’Olivetti sapeva tutto...”

IVREA. “Perchè l’Olivetti sapeva tutto...”

Carlo De Benedetti

Telecom entra ufficialmente nel processo per le morti di amianto all'Olivetti. L'azienda, che nel 2003 prese il controllo della storica società eporediese, dopo una complessa operazione di fusione per incorporazione, si è costituita responsabile civile con l'avvocato Matteo Vizzardi. "La Telecom - ha detto l'avvocato in una pausa dell'udienza preliminare - si è costituita responsabile civile nei confronti di tutti e 33 gli imputati nel processo e, nel caso di condanne, il colosso delle telecomunicazioni pagherà in solido, sia in sede di risarcimento civile che nel caso di eventuali provvisionali". La richiesta di inserire Telecom, come responsabile civile, era stata presentata dalla Fiom-Cgil e dall’Associazione familiari vittime di amianto (Afeva), con l’avvocato Laura D’Amico. A Ivrea, peraltro, Telecom era già stata condannata, lo scorso gennaio, dal giudice del lavoro Luca Fadda a risarcire con un milione e 200 mila euro i familiari di Franca Lombardo di Burolo, morta nel 2007 a 69 anni per un mesotelioma pleurico contratto lavorando negli stabilimenti San Bernardo in cui si adoperava il talco contaminato da tremolite. L’azione legale a carico dell’unico imputato Ottorino Beltrami, amministratore Olivetti sino al 1978,  era stata avviata nel 2010.  

L’udienza  preliminare

  E' iniziata mercoledì scorso a Ivrea, davanti al gup Cecilia Marino, l'udienza preliminare del processo per l’ amianto alla Olivetti. Riguarda la morte di 14 ex lavoratori, dovuta, secondo l'indagine, al contatto con le fibre, e per un caso, di lesioni colpose. I pm Laura Longo e Lorenzo Boscagli (ora trasferito in Toscana) hanno indagato a vario titolo i vertici della Olivetti, che a partire dagli anni Sessanta hanno ricoperto incarichi dirigenziali. Fra i 33 imputati figurano Carlo e Franco De Benedetti, l’ex ministro Corrado Passera, il presidente della Piaggio, Roberto Colaninno per il caso di lesioni. Gli avvocati di  Sergio Lupo, 93 anni, di Mercenasco, Enrico Pesatori, 75 anni, di Torino e Piera Rosiello, 89 anni, di Ivrea avevano già sollevato l’incapacità di partecipare al processo  dei propri assistiti per l’età avanzata e le precarie condizioni di salute “La correlazione tra il talco utilizzato nelle lavorazioni e il mesotelioma - dice la Procura  - era nota fin dagli anni Sessanta ... Quindi l'azienda non poteva non sapere". E davanti al gup Cecilia Marino il pm Laura Longo si è anche soffermata su  un documento, datato 1981, in cui il Politecnico di Torino rivelava valori non a norma di talco nelle lavorazioni dell'azienda. "Perché quel talco, ritenuto contaminato, verrà sostituito solo a partire dal 1986? - ha sottolineato la Longo chiedendo il rinvio a giudizio degli imputati. "Dalle parole della dottoressa Longo, supportate da una gran mole di documenti e di testimonianze, emerge un quadro davvero impressionante di sottovalutazione del problema da parte dell'Olivetti", commenta Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom-Cgil, costituitasi parte civile nel processo insieme ai familiari delle tredici vittime, al Comune di Ivrea, alla Città metropolitana, all’Afeva (Associazione vittime dell’amianto), all' Inail e ad un gruppo di comuni dell'eporediese. L'udienza preliminare, in un primo momento prevista per venerdì, è stata aggiornata a lunedì 28, e toccherà alla difesa esporre le proprie argomentazioni.  

Primo rinvio a giudizio

  Lunedì scorso, in uno stralcio del processo, il gup Rossella Mastropietro ha disposto il rinvio a giudizio per Silvio Preve, 77 anni. L'imputato sarà processato il prossimo 8 gennaio davanti al giudice Ludovico Morello. La Procura contesta a Preve, dal 1981 al 1998 dirigente responsabile del servizio centrale di sorveglianza e della direzione sicurezza industriale, il reato di omicidio colposo in relazione alla morte di un operaio. La procura della Repubblica contesta all’ex dirigente, insieme ad altri indagati, il reato di omicidio colposo, risalente al 2009 di Silvio Vignita, addetto al montaggio delle telescriventi e degli alimentatori per calcolatrici negli stabilimenti di San Lorenzo e San Bernardo dal 1968 al 1980 e, successivamenteaddetto al servizio di sorveglianza di San Bernardo fino al 1997. La posizione di Silvio Preve era stata stralciata a metà maggio perché il gup Cecilia Marino si era astenuta.  

Tutti gli altri indagati

  Renzo Alzati (Milano), Paolo Baratta (Milano), Cesare Baratti (Milano), Onofrio Bono (Torino), Giuseppe Caloggero (Milano), Roberto Colaninno (Mantova), Carlo De Benedetti (Dogliani), Marco De Benedetti (Torino), Rodolfo De Benedetti (Milano), Achille De Tommaso (Roma), Franco Debenedetti (Torino), Filippo Demonte (Borgofranco), Roberto Frattini (Torino), Mario Gabrielli (Torre Boldone), Luigi Gandi (Torino), Umberto Gribaudo (Viverone), Sergio Lupo (Mercenasco) Luisa Maria Lizier (Chiavari), Manlio Marini (Mestre), Camillo Olivetti (Torino), David Olivetti (Ivrea), Giorgio Panattoni (Ivrea), Anacleto Parziale (Como), Corrado Passera (Milano), Enrico Pesatori (Torino) Elserino Piol (Milano), Luigi Pistelli (Ivrea), Maria Luisa Ravera (Ivrea), Piera Rosiello (Ivrea), Paolo Smirne (Torino), Pierangelo Tarizzo (Piverone), Roberto Guido Vitale (Milano).  

L'inchiesta

  L’inchiesta  dei pm Gabriella Viglione e Lorenzo Boscagli, disegna, per la storica fabbrica di macchine per scrivere fondata nel 1908 da Camillo Olivetti e poi diventata un’industria di elettronica e informatica, un panorama di violazioni nelle norme in materia di sicurezza. Il procuratore di Ivrea, Giuseppe Ferrando, in questi mesi ha sempre parlato di “carenze nella prevenzione”. La manutenzione non era accurata, le fibre si disperdevano nell’ambiente e i lavoratori, privi di adeguate informazioni, non venivano dotati di mezzi di protezione personale sufficienti. I magistrati mettono l’accento soprattutto sulla questione ritardi. Nel 1974 l’azienda formò una Commissione permanente e nel 1977 elaborò un documento sull’uso dell’amianto che però non faceva cenno all’”amianto strutturale”. Il talco contaminato venne sostituito solo nel 1986 e per il locale mensa di via Jervis, dove l’amianto era presente in “materiale friabile”, fino al 1988 non si adottarono “misure igieniche che consentissero ai lavoratori di mangiare, bere e sostare senza rischio di contaminazione”. Non si ammalarono soltanto operai, elettricisti, addetti alla verniciatura o ai trattamenti termici: c’è anche il caso (lesioni colpose) di Bruna Luigia Perello, colpita da un mesotelioma “insanabile”. La donna impiegata amministrativa a fine carriera, lavorava al Centro Studi Olivetti e l’amianto c’era anche lì, nascosto nell’intonaco.  

Le vittime

Sono: Antonio Bergandi, Maria Bretto, Marcello Costanzo, Aldo Enrico, Emilio Gansin, Ganio Mego, Antonio Merlo, Domenico Rabbione, Vittore Risso, Francesco Stratta, Caterina Turino, Aldo Vallino, Silvio Vignuta, Luigi Mariscotti. Ancora in vita Bruna Luigia Perello, Pierangelo Bovio Ferassa. Sono lavoratori adibiti a varie mansioni: montaggio delle macchine per scrivere, manutenzione delle macchine utensili, verniciatura e altro.  
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