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03 Ottobre 2015 - 11:03
"La Olivetti era un'azienda ben strutturata, la seconda in Italia per numero di dipendenti, e ogni reparto aveva un proprio compito. Ed era stato proprio Carlo De Benedetti, subito dopo il suo ingresso, a mettere in piedi l'organizzazione per la salvaguardia della salute dei lavoratori". Così oggi le difese all'udienza preliminare, in corso a Ivrea, sulle morti da amianto nell'azienda eporediese.
A intervenire, davanti al gup Cecilia Marino, sono stati gli avvocati difensori di otto dei 29 imputati, fra i quali figurano Carlo De Benedetti con i figli Marco e Rodolfo, assistiti da Tomaso Pisapia ed Elisabetta Rubini.
I legali hanno affermato, fra l'altro, che "non esiste la prova certa dell'impiego di talco contaminato durante i processi di lavorazione", citando, in proposito, un documento del 1981 che certifica la presenza di talco di grafite valchisone non contaminato.
Quanto a Marco e Rodolfo, è stato spiegato che ricoprivano posizioni marginali. Il primo diventò presidente Sixtel, una controllata dell'Olivetti, solo nel 1996; Rodolfo faceva parte del consiglio d'amministrazione ma senza essere in possesso di particolari deleghe e soprattutto in un periodo storico in cui i monitoraggi sull'amianto erano già stati avviati.
L'udienza preliminare continuerà il 5 ottobre.
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