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TAVAGNASCO. Fratelli coltelli, si picchiano per l'eredità

TAVAGNASCO. Fratelli coltelli, si picchiano per l'eredità

Gelosie tra fratelli per l'eredità. I Ferragatti era venuti alle mani, nel 2010, quando lo zio era mancato lasciando a Gian Enrico, che lo aveva affiancato nella sua fabbrica di recupero metalli, la nuda proprietà dell'immobile, in cui aveva anche l'abitazione, e soltanto l'usufrutto alla propria sorella, mamma di Gian Enrico e di Maurizio. Si era aperta una discussione rovente. L'altro fratello, infatti, si era sentito un po' defraudato. Il litigio è finito in tribunale. L'altra settimana il giudice Ombretta Vanini di Ivrea ha confermato, in Appello, la sentenza formulata dal Giudice di Pace, condannando Maurizio ad una pena pecuniaria, ma senza definire il risarcimento danni, per cui si dovrà intraprendere una causa civile.

Gian Enrico e Maurizio erano finiti entrambi imputati, con l'accusa di lesioni, ed entrambi si erano costituiti parte civile. Il primo con l'Avvocato Giuseppe Scianna del Foro di Torino, il secondo con l'Avvocato Massimo Campanale del Foro di Ivrea. Secondo le ricostruzioni, Maurizio aveva dato una testata a Gian Enrico, giudicata guaribile con pochi giorni di prognosi, dopo la visita al Pronto Soccorso (proprio la brevità della prognosi ha fatto sì che il caso arrivasse davanti al Giudice di Pace e non al Tribunale ordinario). "Una piccola escoriazione superficiale al mento e nemmeno dolorante" ha posto l'attenzione l'avvocato Campanale. Maurizio aveva lamentato, invece, graffi sanguinolenti al braccio sinistra, che sosteneva essergli stati cagionati da Gian Enrico.

Nessun testimone ha potuto confermare la versione, tuttavia. L'unico, un dipendente della ditta, ha confermato soltanto di aver intravisto la testata. "Il mio cliente ha subito un intervento chirurgico – ha invece ricordato l'avvocato Scianna -. Maurizio non ha mai nascosto la profonda rabbia per la successione dello zio. Lui e la madre avevano addirittura accusato il mio assistito di aver falsificato il testamento. Potevamo sporgere denuncia per calunnia ma non lo abbiamo fatto".

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