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13 Luglio 2015 - 18:53
Un gigantesco striscione recante la "H" di "Hotel" ed una forchetta incrociata ad un coltello. Per chiarire che qui, al Castello di Pavone, si mangia e si dorme. Che prima di essere una dimora storica, importante simbolo artistico e culturale, l'edificio medievale è, a tutti gli effetti, un esercizio commerciale.
Chi ha visto quell'indicazione a caratteri cubitali, passando davanti al paese dalla strada provinciale o dall'autostrada, ha strabuzzato gli occhi. Possibile che la proprietà abbia ottenuto i permessi per obbrobrio del genere? Ebbene sì, tutto in regola. La soprintendenza alle Belle Arti ha annuito e ha rilasciato l'autorizzazione richiesta alla società Laner. Va bene così. Ma non sta molto bene a numerosi abitanti di questa zona, che sul social network facebook si sono già sfogati.
Ad aprire la polemica, Domenico Mancuso, ex Sindaco di Salerano. Sul suo profilo ha pubbicato la foto da cui si capisce che le posate abbinate all'ottava lettera dell'alfabeto italiano, saltano all'occhio anche a più di un chilometro di distanza. La proprietà, a dire il vero, si è anche corretta. A metà settimana, infatti, campeggiava un lenzuolo rosso. "Forse un po' troppo pugno nell'occhio.." si saran resi conto anche i titolari visto che, venerdì, ha cambiato colore, per passare ad un più "elegante" bianco.
Le lamentele sono saltate subito all'orecchio dell'Amministrazione Comunale, che come i suoi abitanti, storce il naso. "Abbiam scritto alla Soprintendenza – sottolinea il Sindaco Alessandro Perenchio – per chiedere chiarimenti sul perché sia stata rilasciata l'autorizzazione. Il Comune non è responsabile, non dipende da noi. Ma vorremmo capirne di più".
Sembra un paradosso. A Pavone, e lo sa bene anche Perenchio, servono autorizzazioni anche per aprire una finestra. Peccato che la stessa rigidità non sia applicata a tutti... Per esempio non è stata applicata ad Ativa ed al suo discutibile (per usare un eufemismo) progetto del nuovo ponte sul viadotto Marchetti. Uno dei più grandi d'Italia, e d'Europa. "Un'opera di grande ingegneria" secondo qualcuno.
C'è chi, invece, come Tiziana Gangi, titolare di un ristorante all'ombra del Castello, si è dovuta sorbire un lungo e pruriginoso processo penale, conclusosi poche settimane fa con l'assoluzione (applicando la formula della "particolare tenuità del fatto" recentemente concessa dalla legge) per aver messo qualche sedia all'aperto, per offrire ai visitatori anche la possibilità di un dehor.
Qui a Pavone le leggi funzionano per alcuni, e non per altri. Specie se le autorizzazioni vengono rilasciate, come avviene, su "discrezione" della Soprintendenza.
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