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STRAMBINO. Sulle note di "Generale" l'addio a Walter Mauro Bellis

STRAMBINO. Sulle note di "Generale" l'addio a Walter Mauro Bellis

Non ce l'ha fatta Walter Mauro Bellis. Fino all'ultimo ha lottato contro una malattia che non gli ha lasciato scampo. Negli ultimi mesi si era dovuto sottoporre a diverse cure, restare in ospedale. Tanto da dover declinare la presenza al Canta Crotte, l'amatissimo evento dedicato alla musica, che lo aveva visto tra i più appassionati sostenitori nonché fondatori.

"Oggi si parte. CantaCrotte 2015 è realtà, attualità – scriveva Bellis, il 4 giugno, sul suo profilo facebook, dove ha lasciato, come briciole, una scia di aneddoti e riflessioni -. Mio mio malgrado non ci sarò, avrei dovuto "esibirmi", perchè è per me un grande onore essere accompagnato da tanti artisti musicisti e coristi eccezionali. Sarò vicino a tutti Voi col pensiero, col cuore!". Gli amici gli avevano fatto arrivare messaggi di affetto, di solidarietà. Il team del Canta Crotte gli aveva portato in dono alcuni dei simboli ufficiali dell'edizione 2015.

Walter Mauro BellisIn tanti hanno presenziato ai funerali, celebrati mercoledì scorso, stringendosi intorno al dolore della famiglia, e ricordando la sua cultura ammirevole, la modestia e generosità, il senso civico, i valori cristiani e democratici, la sua saggezza ed ironia, la fede calcistica e lo spirito alpino...

Il team del Canta Crotte lo ha salutato con le notte di "Generale", una canzone di Francesco De Gregori. "Il suo autore preferito" ricorda l'amico Franca Vassia.

Walter Mauro Bellis era uno di quelli dalla presenza niente affatto invadente, ma ferma, rassicurante. Positiva. Oltre ad essere tra le colonne del Canta Crotte, era tra i componenti del gruppo "Cà Granda", nato col proposito di "non dimenticare le tradizioni" perché "esse sono la nostra Storia che continua nell'universale entropico disegno del mondo". "Le storielle dei nostri nonni – diceva, e scriveva, Bellis - erano saggi moniti agli adolescenti per evitare il pericolo. Come "la carabena dal pozzo", un ipotetico mostro che nessuno aveva mai visto. A quel tempo non c'era la segnaletica che avvisava il conducente di un mezzo di prestare attenzione in prossimità di pedoni in transito..". Cà Granda aveva raccontato queste ed altre storie, fiabe e filastrocchie, all'evento "M'illumino di meno", a febbraio, e ancora il 24 maggio, presente alla serata dedicata alla Grande Guerra organizzata dal Comune.

Ballis aveva lavorato alla Centrale Termoelettrica, presso gli stabilimenti Olivetti di Scarmagno, ad Ivrea e poi alla Pirelli, a Settimo Torinese. "Quando sono entrato a Scarmagno ero in Centrale Termica alle 17 – ricordava, rivedendosi con i suoi capelli lunghi e corvini negli anni '80 -, contavo il passaggio di 100 pullman per il rientro dei dipendenti, a quel tempo c'erano 6.500 circa addetti. Nel 1997 quando mi trasferii ad Ivrea ne rimanevano fra operai, impiegati, dirigenti 1300 o forse neanche...".

 
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