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27 Giugno 2015 - 10:24
I risparmi di una vita andata in fumo. "Volevamo comprare una casa per nostro figlio, perché l'avesse anche lui come l'abbiamo avuta noi, e invece abbiamo perso tutto" raccontano i coniugi La Placa e Rovelli, rimasti vittime di una truffa. Nel 2011 avevano acquistato un'abitazione da un impresario edile. A tranche, avevano consegnato 75mila euro. Per accorgersi, soltanto dopo, che quell'abitazione era stata pignorata. Così avevano sporto denuncia contro il venditore, Luigi Antonio Ruggero, ora imputato presso il Tribunale di Ivrea, difeso dall'avvocato Sgotto del Foro di Torino. "Della cifra che abbiamo pagato, non ci è tornato indietro un centesimo" ha riferito La Placa, che con la moglie si è costituito parte civile, assistito dall'avvocato Lorenzo Bianco del Foro di Ivrea. E' stato interrogato lunedì pomeriggio davanti al giudice Claudia Maria Colangelo. "192mila euro era il prezzo dell'immobile. Ci siamo fidati – ha raccontato – perché i lavori andavano avanti e poi Ruggero sosteneva di avere una fideiussione che lo garantiva. Ma non era vero, perché la ditta poi era fallita. Abbiamo consegnato diverse dazioni di denaro, tramite contanti o assegni. Lui vendeva qualcosa che non era suo. Se l'avessi saputo non avrei mai assolutamente comprato". Ruggero avrebbe messo anche fretta a La Placa. Chiedeva il denaro perché "ci poteva essere qualcun altro interessato...". Inoltre, nell'atto di impegno del 21 aprile garantiva l'assenza di pregiudizi alla vendita. "Mi ha portato persino del vino, della mozzarella di bufala, che sosteneva venissero da giù... ma figuriamoci" ha aggiunto la vittima che ad un certo punto aveva deciso di prendere di petto la situazione. "Tu mi stai raccontando delle balle" aveva affrontato l'impresario. Ma ormai la compravendita era fatta. "In un'occasione mi aveva mandato sua madre, Antonetta Pesce, perché lui non c'era. Le ho dato ventimila euro". Il giudice ha rinviato il processo al prossimo 30 ottobre per sentire il curatore fallimentare ed altri testimoni.
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