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IVREA. Oggi udienza Olivetti/Telecom/amianto (dossier)

IVREA. Oggi udienza Olivetti/Telecom/amianto (dossier)

Carlo De Benedetti

Telecom Spa entra ufficialmente, come responsabile civile, nel processo sulle morti per amianto negli stabilimenti Olivetti in corso a Ivrea. Lo ha deciso, la scorsa settimana, il Gup Rossella Mastropietro su richiesta delle parti civili durante l'udienza preliminare che riguardava Silvio Preve uno dei 33 indagati, stralciato dal processo principale. Il 21 settembre il giudice deciderà se rinviarlo a giudizio e quindi anche questo procedimento confluirà nel processo principale. Sempre la scorsa settimana il Gup ha anche ammesso la costituzione di parte civile di Fiom, Fim Cisl, Afeva, città metropolitana, città di Ivrea, Federazione Metalmeccanici Uniti e Inail. La prossima udienza è in programma per oggi davanti al Gup Cecilia Marino che  deciderà per tutti gli altri 32 indagati accusati, a vario titolo, di omicidio e lesioni colpose e che si è astenuta per Silvio Preve in considerazione dei suoi rapporti di  conoscenza. Telecom Italia viene chiamata in causa perché, a partire dal 2003, dopo una complessa operazione di fusione per incorporazione, prese sostanzialmente il controllo della storica società eporediese. A Ivrea, peraltro, Telecom era già stata condannata, lo scorso gennaio, dal giudice del lavoro Luca Fadda a risarcire con un milione e 200 mila euro i familiari di Franca Lombardo di Burolo, morta nel 2007 a 69 anni per un mesotelioma pleurico contratto lavorando negli stabilimenti San Bernardo in cui si adoperava il talco contaminato da tremolite. L’azione legale a carico dell’unico imputato Ottorino Beltrami, amministratore Olivetti sino al 1978,  era stata avviata nel 2010.   Telecom imputata La richiesta di inserire Telecom come responsabile civile è stata presentata dalla Fiom-Cgil e dall’Associazione familiari vittime di amianto (Afeva), con l’avvocato Laura D’Amico, nel corso dell’udienza preliminare. Fra i 33 imputati figurano Carlo e Franco De Benedetti, l’ex ministro Corrado Passera, il presidente della Piaggio, Roberto Colaninno. Per  Sergio Lupo, 93 anni, di Mercenasco, per Enrico Pesatori, 75 anni, di Torino e per Piera Rosiello, 89 anni, di Ivrea è stata sollevata l’incapacità di partecipare al processo  per l’età avanzata e le precarie condizioni di salute Secondo la Procura quelle morti sono dovute al contatto con le fibre d’amianto, che si annidava nel talco utilizzato per il montaggio degli apparecchi e soprattutto in vari punti degli stessi capannoni, fra le tubature a vista e i rivestimenti di pareti e soffitti.   L’inchiesta L’inchiesta  dei pm Gabriella Viglione e Lorenzo Boscagli, disegna, per la storica fabbrica di macchine per scrivere fondata nel 1908 da Camillo Olivetti e poi diventata un’industria di elettronica e informatica, un panorama di violazioni nelle norme in materia di sicurezza. Il procuratore di Ivrea, Giuseppe Ferrando, parla di “carenze nella prevenzione”. La manutenzione non era accurata, le fibre si disperdevano nell’ambiente e i lavoratori, privi di adeguate informazioni, non venivano dotati di mezzi di protezione personale sufficienti. I magistrati mettono l’accento soprattutto sulla questione ritardi. Nel 1974 l’azienda formò una Commissione permanente e nel 1977 elaborò un documento sull’uso dell’amianto che però non faceva cenno all'”amianto strutturale”. Il talco contaminato venne sostituito solo nel 1986. Nel locale mensa di via Jervis, dove l’amianto era presente in “materiale friabile”, fino al 1988 e non si adottarono “misure igieniche che consentissero ai lavoratori di mangiare, bere e sostare senza rischio di contaminazione”. Non si ammalarono soltanto operai, elettricisti, addetti alla verniciatura o ai trattamenti termici: c’è anche il caso (lesioni colpose) di Bruna Luigia Perello, colpita da un mesotelioma “insanabile”. La donna era un’impiegata amministrativa, aveva incarichi da scrivania. A fine carriera, per esempio, lavorava al Centro Studi Olivetti. Ma l’amianto era anche in quegli uffici, nascosto nell’intonaco. Gli indagati, ora, possono chiedere di essere ascoltati, presentare memorie, proporre di svolgere altre indagini.   Le vittime  La morte di 14 persone e la gravissima malattia che ha colpito una quindicesima: di questo si è occupata la procura di Ivrea. Ad essere colpiti dalle patologie di sospetta origine professionale (mesotelioma pleurico, mesotelioma peritoneale) sono stati lavoratori adibiti a varie mansioni: montaggio delle macchine per scrivere, manutenzione delle macchine utensili, verniciatura e altro. Le fibre di amianto erano presenti nel talco utilizzato per alcune operazioni. Secondo le indagini, però, si disperdevano negli ambienti anche per le condizioni dei locali, compresa la mensa del comprensorio di via Jervis. E sono: Antonio Bergandi, Maria Bretto, Marcello Costanzo, Aldo Enrico, Emilio Gansin, Ganio Mego, Antonio Merlo, Domenico Rabbione, Vittore Risso, Francesco Stratta, Caterina Turino, Aldo Vallino, Silvio Vignuta, Luigi Mariscotti. Ancora in vita Bruna Luigia Perello, Pierangelo Bovio Ferassa.   Pierangelo Bovio Ferassa “Ricordo che nei rulli di gomma delle fotocopiatrici c’era della polverina bianca. E ricordo che arrivavo a casa con i vestiti sporchi di una polverina fastidiosa da lavare e pulire”. Questo è il racconto di Pierangelo Bovio Ferassa, 73 anni, di Brosso, ex lavoratore all’Olivetti. “Ci sono stato per una vita, dal 1961 al 1991. E nel 2011, dopo due visite, ho scoperto di avere un cancro alla pleura”. Per la malattia che lo ha colpito i magistrati lo considerano “persona offesa” del reato di lesioni colpose. La “polverina bianca” alla quale l’uomo fa riferimento è probabilmente quella che, per i magistrati inquirenti, conteneva fibre di amianto. Bovio Ferassa è stato addetto al montaggio delle macchine per scrivere, ha operato prima nello stabilimento di Scarmagno e poi in quello di Agliè.   Bruna Luigi Perello Ha subìto due calcaggi (operazione ai polmoni), e l’ultimo intervento, quello a cui si è sottoposta in una clinica a Mestre nell’ottobre 2013 le ha permesso di essere ancora viva. E’ la storia di Bruna Luigia Perello, 67 anni, ex impiegata Olivetti, tra i tanti casi accertati di ex impiegati che nel corso degli anni hanno contratto il mesotelioma pleurico. La malattia le fu diagnosticata nel settembre 2011 e da allora la sua vita è cambiata. Oggi, grazie ai medici veneti, vive con una protesi al diaframma. “Se sono ancora viva è grazie ai medici e vorrei che tanti malati, come me, si rechino nella clinica di Mestre. Là ci sono medici straordinari…” aveva raccontato. In compagnia del marito Orfeo Marozin nella sua casa sulla collina di San Martino Canavese, Bruna Luigia Perello lo aveva detto chiaro e tondo: “Io non ho nulla contro l’Olivetti. E’ solo grazie all’azienda se ho avuto la possibilità di avere un bel lavoro e ben retribuito da potermi permettere una casa come questa. Io ce l’ho con chi avrebbe dovuto controllare. Punto il dito verso i responsabili della sicurezza degli uffici. Li voglio vedere in faccia in Tribunale. Mi chiedo come è stato possibile che non sapessero nulla. Erano state addirittura istituite le Sosl (un servizio interno per la verifica del rispetto delle normative in materia di sicurezza). A cosa servivano allora”. “Secondo i medici la mia malattia dovrei averla contratta nel 1988 quando mi trasferirono nelle officine H, ex Ico. Ricordo che nel mio ufficio c’erano pareti rivestite in fibre d’amianto e ogni mattina mi trovavo la scrivania coperta da quella polverina. Ricordo ancora quando, parlando con i colleghi dissi che qui ci saremo presi un malore. E non mi sono sbagliata. Purtroppo…. In Olivetti l’amianto era ovunque. Anche nei saloni della mensa”. Pensionata dal 2004, la sua carriera in Olivetti inizia nel settembre 1969 con l’assunzione nel capannone A dello stabilimento di Scarmagno. Terminata la maternità, nell’agosto del 1971 arriva il trasferimento a Palazzo Uffici, quartier generale Olivetti, nell’ufficio Titoli prima e all’ufficio Contabilità fino al 1977. Dal 1977 al 1988 un altro trasferimento, nuovamente a Scarmagno ma questa volta nel capannone B nel reparto dedicato al controllo di Gestione. “Qui ricordo che curavamo le piastre”. Infine ancora un trasferimento, nel reparto Produzione nel capannone D per poi concludere la carriera professionale presso le Officine H. Gli indagati Renzo Alzati (Milano), Paolo Baratta (Milano), Cesare Baratti (Milano), Onofrio Bono (Torino), Giuseppe Caloggero (Milano), Roberto Colaninno (Mantova), Carlo De Benedetti (Dogliani), Marco De Benedetti (Torino), Rodolfo De Benedetti (Milano), Achille De Tommaso (Roma), Franco Debenedetti (Torino), Filippo Demonte (Borgofranco), Roberto Frattini (Torino), Mario Gabrielli (Torre Boldone), Luigi Gandi (Torino), Umberto Gribaudo (Viverone), Sergio Lupo (Mercenasco) Luisa Maria Lizier (Chiavari), Manlio Marini (Mestre), Camillo Olivetti (Torino), David Olivetti (Ivrea), Giorgio Panattoni (Ivrea), Anacleto Parziale (Como), Corrado Passera (Milano), Enrico Pesatori (Torino) Elserino Piol (Milano), Luigi Pistelli (Ivrea), Silvio Preve (Ivrea), Maria Luisa Ravera (Ivrea), Piera Rosiello (Ivrea), Paolo Smirne (Torino), Pierangelo Tarizzo (Piverone), Roberto Guido Vitale (Milano).
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