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23 Aprile 2015 - 23:55
Tempi difficili. Il lavoro scarseggia e, quando c'è, non è ben retribuito. E' ormai la regola di questi tempi. E così succede che piccole aziende si ritrovino a scegliere tra il pagare i dipendenti oppure stare in piedi. E' un po' il dubbio amletico su cui si era ritrovato ad arrovvellarsi il titolare della Icardi di San Giorgio, ditta che si occupava di macchine agricole, ormai fallita. Ad un certo punto non era riuscito più a garantire gli stipendi. Non era durato a lungo, però, lo spirito di comprensione di uno dei suoi dipendenti, Francesco Mannai, finito imputato, presso il Tribunale di Ivrea, con l'accusa di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Il processo è cominciato lunedì scorso davanti al giudice Ombretta Vanini ed è stato rinviato a maggio per sentire i testimoni.
Mannai, difeso dall'avvocato Marco Stabile, è accusato di aver utilizzato minacce e violenza nei confronti del suo capo, tutto al fine di ottenere il saldo degli arretrati. Insomma avrebbe cercato di "faris giustizia da sé". Agli atti risulta addirittura una testata.
Di tutt'altro avviso la difesa. Il datore di lavoro, non avendo liquidità, avrebbe offerto al Mannai, in conto vendita, dei beni, consistenti in attrezzature agricole. Degli oggetti che erano destinati alla vendita al posto degli stipendi. Il dipendente aveva accettato. Inoltre, dalla documentazione, risulta che il licenziamento non avvenne per motivi disciplinari ma per le precarie condizioni economiche dell'azienda.
Mannai, comunque, già prima della presunta testata, si era rivolto al sindacato, al fine di spedire una lettera per chiedere pagamento dei mesi arretrati, per tutti i giorni non retribuiti ma nei quali si era comunque presentato a lavoro, dei tfr e dell'indennità sostitutiva del preavviso.
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