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IVREA. Il bilancio 2014 del circolo Dora Baltea di Legambiente

IVREA. Il bilancio 2014 del circolo Dora Baltea di Legambiente

Tempo di bilanci per il Circolo Dora Baltea di Legambiente. Lo scorso 10 febbraio si è tenuta l'assemblea per la presentazione della relazione 2014. Il primo dato positivo riguarda i numeri: raggiunti i 100 soci. In secondo luogo le iniziative sono state tante: le vertenze sul territorio a partire dalla più complessa legata al pirogassificatore di Borgofranco, a Puliamo il mondo, ai campi di volontariato, all'iniziativa per la ferrovia ChivassoAosta, solo per citarne alcune.

"Anche quest'anno, la vita di Circolo e il donare tempo e competenze si è confermata essere un'esperienza arricchente e questo ci fa sentire soddisfatti – sottolineano i rsponsabili -. Ci eravamo proposti di rivolgere particolare attenzione ai giovani ed alla formazione. Incominciamo a vedere i primi frutti. È sicuramente un progetto di lungo respiro e l'impegno va sicuramente confermato. Non sono mancati momenti, con valenza formativa, significativi ma non all'interno di un percorso organico. Per citarne solo alcuni: il Convegno sulle bonifiche delle aree industriali dismesse piuttosto che la proiezione del film sul riscaldamento globale o la formazione sulla LCA organizzata dall'interregionale. Significativa la rete che siamo riusciti ad intensificare collaborando con altre associazioni locali".

In particolare contro il Piro "abbiamo contribuito a presentare un progetto alla Comunità Europea per la sperimentazione di tecnologie non impattanti di bonifica del sito di Borgofranco, sul fronte della pianificazione territoriale dovrebbe muovere i primi passi in primavera un tavolo di lavoro".

Rifiuti in primo piano. E il circolo si è fatto anche promotore della proposta di un sistema di tariffazione puntuale, ovvero "pago quando produco", presentato al Convegno del 13 dicembre, per attuarlo sia a livello locale che regionale. Già diverse amministrazioni hanno deliberato per la sperimentazione del passaggio a tariffa.

"Abbiamo lavorato – prosegue il Circolo - sul consumo di suolo e sull’agricoltura pubblicando, insieme ad Ecoredia, il libro che contiene le ricerche sviluppate su questi temi e presentato in occasione di Sanaterra nel settembre scorso e del Convegno al Castello di Montalto promosso dall’Osservatorio del paesaggio. Ci siamo confrontati con l’amministrazione di Ivrea sull’uso dell’area verde prossima al lago San Michele. Per quanto riguarda Mediapolis abbiamo continuato a seguire, insieme alle altre associazioni ambientaliste, la ormai pluridecennale vicenda. Possiamo oggi dire che quel progetto è fallito e la società proponente è sull’orlo del fallimento e che, in un tentativo disperato di sopravvivere, ha deciso di fare causa alla Regione Piemonte. Noi rimaniamo fermi con la richiesta alla Regione di uscire da una situazione di stallo vecchia di anni e di dichiarare esaurita la procedura perché, appunto, secondo le norme, già scaduta".

Il Circolo ha partecipato ai tavoli di progettazione Eau Concert e delle Reti Ecologiche e sviluppato un lavoro di contrasto allo sfruttamento della Dora Baltea "con alterne fortune, ma con la consapevolezza di dover porre un limite allo sfruttamento idroelettrico".

A questo proposito si sta sperimentando a Chiaverano una proposta di gestione del rischio idrogeologico che vede la partecipazione di diversi soggetti: abitanti, protezione civile, associazioni, amministrazione comunale.

E poi c'è il tema dolente della sopraelevazione tratto Pavone-Lessolo A5. Legambiente ha promosso una raccolta firme, un incontro pubblico a Banchette, ha firmato un documento insieme alle amministrazioni comunali di Banchette, Fiorano, Salerano e Samone. Ma senza successo. "Il progetto – chiarisce il Circolo - presentato da Ativa nel 2012 alla Via presso il Ministero dell’Ambiente, nelle scorse settimane è stato “approvato con prescrizioni”, nonostante molte osservazioni. La motivazione per cui questo progetto va avanti è la falsa affermazione che la sopraelevazione sarebbe imposta dalle autorità per evitare che l’autostrada venga chiusa o subisca danni in caso di alluvione. In realtà, la vera motivazione è che questi lavori, dal costo di oltre 300 milioni di euro, sono la merce di scambio per ottenere, da parte di Ativa, la proroga della concessione che scade nel 2016 evitando la messa a gara. Le questioni da affrontare vanno suddivise in due filoni: in ragione dei danni provocati sia in termini paesaggistici sia in relazione al pericolo idrogeologico e contro la proroga della concessione, che viola le normative europee".

Legambiente spinge invece per la liberalizzazione della tratta autostradale tra i caselli di Scarmagno, Albiano e Quincinetto.

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