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16 Marzo 2015 - 11:38
tribunale
Tutta colpa di un batterio fetente ed invisibile chiamato Liysteria monocytogines, capace di resistere e prolificare in acqua e a diverse temperature, caratteristiche che lo rendono un potenziale contaminante di alimenti, anche se conservati in frigorifero.
E' causa sua se M. M., titolare di una gastronomia di San Giusto, si ritrova nei guai, imputata, presso il Tribunale di Ivrea, in seguito ad un controllo svolto dall'Asl, Servizio Igiene e Nutrizione, il 18 giugno 2012(difesa dall'avvocato Diletta Tonino). Il batterio Listeria era stato trovato in una confezione di insalata tonno e carciofini. "Mi ero recata per un controllo, secondo il programma regionale di campionamento- ha illustrato la dottoressa Ognibene, interrogata venerdì scorso dal Pm Roberta Bianco -. L'insalata tonno e carciofini, era conservata in cella refrigerata, già pronta per essere inviata ai clienti. Abbiamo aperto a caso delle vaschette sigillate ed abbiamo svolto analisi microbiologiche con maschere e guanti sterili, perché non deve assolutamente esserci contaminazione".
La dottoressa aveva poi inviato i campioni all'istituto zzprofilattico di Torino. Il controllo si era ripetuto successivamente per verificare che non risultassero più contaminazionida Listeria, mentre il lotto incriminato era stato posto sotto sequestro e distrutto. E si era scoperto che nel laboratorio non c'era alcuna presenza del germe, ma soltanto del dna, in una pompetta che serviva per condire l'olio, che la titolare ha provveduto prontamente a cambiare. Insomma, nessun pericoloso, se non il rischio che il batterio potesse proliferare successivamente.
Il problema, però, è che l'azienda aveva provveduto alla classificazione dei propri alimenti in base al ph ma non c'era uno studio specifico relativo al Listeria, in grado di attestare che il batterio non si sarebbe sviluppato.
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