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SAN MAURO. Sicuri che il Pd abbia preso bene la ricandidatura di Dallolio?

SAN MAURO. Sicuri che il Pd abbia preso bene la ricandidatura di Dallolio?

Il sindaco di San Mauro, Ugo Dallolio

Ma quindi nel Partito Democratico sanmaurese, scosso da tumulti fino all’altroieri, tutto è rientrato alla normalità? L’impressione, dall’esterno, è questa. O meglio: l’impressione è che l’auto-candidatura di Ugo Dallolio abbia interrotto proprio sul più bello quella “fronda” intenzionata a chiedere le dimissioni del segretario Gabriele Cottino.   Ma siamo sicuri che la situazione sia proprio come appare? Difficile a credersi. Fino a poche settimane fa scrivevamo di una quindicina di membri del direttivo (praticamente i due terzi! Tra cui nientepopodimeno che il vicesindaco Colurcio e il capogruppo Del Sonno) decisi a rivoltare il Pd come un calzino. E ora? È bastata l’auto-candidatura del sindaco a smorzare le velleità del gruppone di “anti-cottiniani”?   No, anzi. Se le acque si sono calmate è perché il partito ha avuto bisogno di tempo per assorbire le dichiarazioni di Dallolio. E per assorbire non s’intende “mandare giù”: l’impressione, infatti, è in pochi abbiano digerito l’uscita del sindaco. C’è da capirli: Dallolio si comporta proprio come se il PD non esistesse, escludendo il partito dalle decisioni e dalla discussione. Bocciando persino l’ipotesi-primarie per far scegliere agli iscritti e ai cittadini il candidato ideale. “Io ho la precedenza in quanto sindaco uscente”, ha dichiarato Dallolio prima di Natale. Parole vere, per carità, ma non un granché democratiche.     Fatto sta che in molti non hanno preso bene questa auto-investitura quasi da monarca della Francia pre-rivoluzionaria. “Il candidato si decide all’interno del partito” andrebbero dicendo, nemmeno troppo tra i denti, buona parte di quei famosi quindici “rivoluzionari”. Ma soprattutto: “il candidato si sceglie”, e non “il candidato si sceglie da solo”. La tiratina d’orecchie a Dallolio, a quanto pare, c’è già stata. Ma nulla esclude che nelle prossime settimane il partito possa rivendicare pubblicamente un ruolo di primo piano, rifiutando la posizione da soprammobile in cui il sindaco lo sta relegando. Per ora i malumori sono latenti. L’impressione è che non tarderanno a divenire manifesti.      
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