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IVREA. Maestre indagate: una si fa fare i massaggi, l'altra tira lo scotch

IVREA. Maestre indagate: una si fa fare i massaggi, l'altra tira lo scotch

Scuola

Un’insegnante che si fa massaggiare il collo, nel corso del normale orario di lezione, dai propri alunni. Dieci minuti a testa per ogni bambino e, magari, per i più bravi, anche il bis. Una collega, nello stesso plesso, che tira i bambini per le orecchie e lancia scotch o penne verso i banchi.

Le due maestre rischiano ora di finire nei guai. Una decina di genitori ha sporto denuncia, nei loro confronti, per maltrattamento di minori. Contestano alle due donne comportamenti quantomeno insoliti.

Linguaggio scurrile in classe, battute riguardando il sesso, ed allusioni ai rapporti tra i genitori in camera da letto definandoli con termini come “bunga buga” o “ciupa ciupa”. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, però, oltre ai racconti dei figli, sarebbe stato un tema in classe, dal titolo a dir poco agghiacciante: “chi vorresti vedere morire prima tra tuo papà, tua mamma e tuo fratello”. Un modo piuttosto riproverole e amorale, ai loro occhi, di approcciare dei piccoli di terza elementare al delicato tema della morte.

Tanto è bastato, per quelle famiglie, per perdere la pazienza e decidere di recarsi, in gruppo, dai Carabinieri, nell’aprile scorso. Si sono rivolti agli Avvocati Celere Spaziante e Marco Morelli ed hanno sporto denuncia contro quell'insegnante di italiano un po' troppo sboccata e con problemi costanti alla cervicale, e contro quell'altra dai metodi un po' troppo arcaici. A loro non basta che le due maestre vengano tolte da quella scuola. Vogliono che paghino per quelle stranezze fatte subire ai bambini.

E proprio sul carattere insolito di questi comportamenti si basa invece la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura. Comportamenti scorretti, inopportuni, sconvenienti finchè si vuole ma non traumatici e tantomeno circoscrivibili al reato di “maltrattamento di minore”, in una società che, del resto, ha abituato a sentir ripetere e straripetere frasi colorite e termini come "bunga bunga" anche in tv ed anche nelle ore in cui i piccoli sono attaccati allo schermo. Secondo il Pubblico Ministero la palla dovrebbe passare, semmai, al Provveditorato. A confermarlo sarebbe il contenuto delle registrazioni effettuate, ogni mattina, per tre settimane, con l'installazione di telecamere, all'insaputa di tutti, nell'aula di quella terza elementare.

Quelle quattro, cinque famiglie non ne vogliono sapere di lasciar perdere ed hanno presentato opposizione. "Quelle immagini – dicono – dimostrano che abbiamo ragione. Non si può sopportare oltre". "Noi ringraziamo l'Arma dei Carabinieri per l'eccellente lavoro investigativo svolto – sottolineano i due Avvocati Celere Spaziante e Marco Morelli – ma a livello giuridico non concordiamo con le conclusioni a cui è pervenuto il Pubblico Ministero, e confidiamo che il Giudice per le Indagini Preliminari giunga a disporre il rinvio a giudizio".

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