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20 Ottobre 2014 - 21:38
In foto Franco Righino, il tecnico dell'Arpa di Pavone ucciso a 37 anni durante una battuta di caccia a Brosso
Assolto per carenza di prove. Se l'è cavata così Diego Danni, il cacciatore di 48 anni di Pavone ch'era finito alla sbarra (difeso dagli avvocati Rosalba Cannone e Giuseppe Del Sorbo), con l'accusa di omicidio colposo, per la morte dell'amico Franco Righino, durante una battuta di caccia, il 27 novembre 2007, nei boschi di Brosso.
La sentenza è stata pronunciata l'altra settimana dal giudice Marianna Tiseo del Tribunale di Ivrea, mettendo fine ad una vicenda che durava da parecchio tempo ed era ormai alle soglie della prescrizione. Ci sono voluti sette anni tra indagini e processo, tra tante difficoltà nel ricostruire la dinamica di quell'incidente, anche perchè le prove vennero in parte occultate, le fascette furono cambiate e le carcasse dei cinghiali spostate.
Nonostante la precarietà degli elementi a disposizione, il Pubblico Ministero Gianluca Dicorato aveva chiesto la condanna ad un anno e tre mesi di reclusione, a cui si erano associati gli Avvocati di parte civile, chiedendo un lauto risarcimento per la famiglia (gli avvocati Pio Coda e Alessandra Peracchio per la vedova Barbara Oreglia, Luca Achiluzzi per Margherita Caramello e Roberto Chiaverina per Simone Righino).
L'accusa aveva puntato su sopralluoghi, perizie, consulenze medico-balistiche, registrazioni delle telefonate al 188, sostenendo che il colpo venne sparato da una distanza di almeno 50 metri, dalla direzione in cui si trovava Danni, il quale avrebbe esploso dalla sua Beretta due proiettili marca Gualani verso la strada panoramica, un bossolo fu rinvenuto in una carcassa, l’altro avrebbe ucciso Righino, colpendolo all'arteria femorale.
Gli avvocati difensori avevano invece chiesto il proscioglimento del loro assistito per "non aver commesso il fatto", focalizzando l'attenzione sulla compromissione delle prove e sulle contraddizioni emerse negli interrogatori e nell'aula del tribunale. "Quegli altri cacciatori – aveva sottolineato Rosalba Cannone - ma volevano coprire se stessi, non Danni!”.
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