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CUORGNE'. Aggressione per uno sguardo. Giovane perde vista. Alla sbarra Federico Ingrosso

CUORGNE'. Aggressione per uno sguardo. Giovane perde vista. Alla sbarra Federico Ingrosso

 

Uno sguardo un po' più lungo del gradito. E tanto basta, tra i giovani, spesso e volentieri, per attaccar rissa. Ma la situazione era parecchio sfuggita di mano una sera del luglio 2009, in Piazza Martiri delle Libertà.

Davide Rocci, 23enne originario di Cuorgnè, oggi residente a Castellamonte, era finito al Pronto Soccorso, a causa di un pugno che gli ha provocato indelebili danni alla vista. Alla sbarra, con l'accusa di lesioni gravi, si trova Federico Ingrosso, 24 anni, di Pont Canavese.

Martedì mattina è cominciato il processo, di fronte al giudice Ombretta Vanini del Tribunale di Ivrea, nell'ambito del quale Rocci si è costituito parte civile con l'avvocato Paolo Campanale.

Il racconto è cominciato da un antefatto. Due settimane prima dell'aggressione Davide Rocci, allora 17enne, era sceso dal pullman, al ritorno da scuola, insieme ai suoi due fratelli più piccoli, Alberto e Fabio. Si stavano recando verso casa quando Alberto si era soffermato a guardare un ragazzo: Inrgosso. "Mi sembrava di conoscerlo – ha riferito proprio Alberto, tra i testimoni sentiti martedì mattina, interrogato dal Pm Claudia Oberto – ma subito mi ha risposto male". Che cazzo vuoi?" aveva attaccato subito Ingrosso. "Che cazzo vuoi tu?" aveva risposto Rocci. Era poi sopraggiunto Davide: "tutto a posto?" aveva domandato, portando via con sé i fratelli. "Il giorno dopo alla stazione ho accennato un saluto ad Ingrosso, ma non mi ha ricambiato" ha aggiunto Alberto.

Due settimane dopo, era sera, era arrivato un messaggio minaccioso al telefono di Davide. "Ci vediamo stasera a Cuorgnè" era scritto nell'sms. Non ci era voluto molto a capire che si trattava proprio di quel ragazzo un po' burbero. Davide Rocci, dopo qualche esitazione, si era recato comunque all'appuntamento. Non l'avesse mai fatto. Colpito in pieno volto da un pugno, era rotolato a terra. "Ero rimasto comunque a distanza di circa cinquanta metri, in auto, con un amico, per precauzione, per tenere d'occhio la situazione – ha riferito Alberto -. Quando mio fratello è stato colpito siamo scesi, da dietro gli alberi sono spuntate sei, sette persone, c'è stato un parapiglia. Ricordo di aver preso due pugni dietro la testa, qualcuno mi ha afferrato per il braccio".

"Credo di essere stato colpito da un oggetto contundente - ha precisato la vittima, Davide Rocci -, la mia sensazione è che non fossero le nocche di una mano ma qualcosa di rigido".

Il danno è permanente. "Non posso più fare quello che facevo prima – ha riferito il giovane -. Giocavo a calcio, nell'eccellenza, ora non posso più, mi accontento di stare in terza categoria nell'Atletico Pont. Allora era luglio, doveva cominciare il campionato...Un ragazzo di 17 anni desidera fare quelle cose. Io non ho più potuto farle. Se quella sera avessi saputo cosa mi attendeva su quella strada, non mi ci sarei recato".

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