La incontrava in un bar di via Roma, a Fossano. Tutte le sere prima di far ritorno in carcere, dopo il lavoro. Aveva una relazione Johnny lo Zingaro, al secolo Giuseppe Mastini, l'ergastolano di 57 anni di cui da venerdì mattina non si hanno più notizie. Le polizia penitenziaria, che coordina le ricerche, sta verificando quella che al momento è soltanto una indiscrezione. Ma che, se confermata, potrebbe spiegare la fuga del criminale, alle spalle una lunga scia di sangue che stava lavando con un presente da detenuto modello. Gli investigatori stanno cercando di identificare una donna dell'Europa dell'Est, forse una romena. Sarebbe lei la persona che, secondo alcune testimonianze, il rapinatore solitario di un tempo, all'ergastolo per una lunga serie di rapine, omicidio e sequestro di persona, vedeva negli ultimi mesi. Incontri brevi, sempre nello stesso posto, quel bar lungo la strada per tornare in cella. Qualche parola, un gesto, uno sguardo fuori da quelle sbarre che, tutti i giorni, gli ricordavano gli errori del passato. A tre giorni dalla fuga in taxi fino alla stazione ferroviaria di Genova Brignole, dove le tracce di Johnny lo Zingaro si perdono, l'appello del suo legale, l'avvocato torinese Enrico Ugolini, sembra caduto nel vuoto. "Mi auguro che il mio cliente rientri e spieghi perché si è allontanato", aveva detto descrivendo il suo cliente come una persona "dispiaciuta per il passato criminale", ma anche "convinto di avere pagato a sufficienza per i reati commessi". Interrogato il tassista, che alla polizia penitenziaria ha riferito di non avere avuto neppure il minimo sospetto che si trattasse di un evaso né tantomeno di un pluriomicida, le ricerche sono state estese a tutta l'Italia e all'estero. L'ergastolano del resto potrebbe ormai essere ovunque e avere anche varcato il confine, dal momento che soltanto venerdì sera quando non è rientrato in carcere, ovvero dodici ore dopo che ne era uscito, è diventato ufficialmente un ricercato. I sindacati della polizia penitenziaria, intanto, continuano ad essere sul piede di guerra per quello che definiscono "buonismo a oltranza nei confronti dei detenuti". E l'Osapp, Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria, torna a chiedere l'istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare. "Rivolgiamo un appello ai parlamentari piemontesi di tutte le forze politiche - è l'appello del segretario generale Leo Beneduci - perché si indaghi sullo stato del sistema penitenziario italiano".
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