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20 Febbraio 2017 - 19:48
vino
L'Asti docg, tradizionalmente dolce, rilancia la sua offensiva per la versione Secco. "L'iter è incamminato e il 10 marzo il Comitato nazionale vini darà il suo parere conclusivo. Ma il nostro disciplinare è inattaccabile sotto l'aspetto normativo e legale.
E la nostra unica preoccupazione non è stata copiare il Prosecco, ma distinguere l'Asti dolce da quello secco". Così Paolo Bosticco, direttore del Consorzio di tutela dell'Asti, nel forum promosso dall'Associazione Comuni del Moscato d'Asti a Santo Stefano Belbo, nella sede della Fondazione Cesare Pavese.
Produttori e associazioni di categoria si sono confrontati sulla novità dell'Asti secco e sui programmi di rilancio di un comparto che ha perso sul mercato 22 milioni di bottiglie dal 2013. "Con gli amici del Prosecco - ha detto Bosticco - evidentemente non ci siamo capiti malgrado la nostra volontà di mediazione. E un po' egoisticamente avevano scritto a tutti i ministeri prima ancora che la pratica arrivasse a Roma".
Il Consorzio guarda con fiducia a "metà maggio, quando - ha proseguito Bosticco - speriamo sia pubblicato il decreto ministeriale che modifica il disciplinare dell'Asti".
Già al prossimo Vinitaly l'Asti nella versione Secco sarà portato in degustazione, senza etichetta specifica, ha annunciato il Consorzio. "Non l'abbiamo chiamato dry - ha risposto il direttore - perché la maggioranza ha scelto il nome secco. E in democrazia conta cosa vuole la maggioranza".
La Regione Piemonte "spinge" per la nuova tipologia di Asti, "che poi tanto nuova non è - ha precisato l'assessore all'Agricoltura, Giorgio Ferrero - perché proviene da un percorso storico di sperimentazione. La sua grande importanza è perché si colloca all'interno di una docg; è una delle strade per rilanciare il 'Vigneto Moscato' esteso su 10 mila ettari in 52 Comuni di tre province (Asti Alessandria e Cuneo) attutendo i contraccolpi delle fluttuazioni del mercato".
Il prototipo dell'Asti è stato testato da un migliaio di consumatori che hanno partecipato alla ricerca condotta, per metà in Germania e per l'altra metà in Italia (nord, centro e sud), da una società specializzata incontrando il "gradimento di entrambi i mercati", ha spiegato ancora Bosticco.
"Non c'è nessuna guerra con il Prosecco - è intervenuto Luigi Genesio Icardi, sindaco di Santo Stefano Belbo e presidente dell'associazione Comuni del Moscato - ma la necessità di sostenere il reddito di famiglie che non può finire sotto la soglia della povertà. E d'altronde non saranno quei 25-30 milioni di bottiglie a cui può ambire i'Asti secco a creare problemi al sistema Prosecco che viaggia oltre i 500 milioni di bottiglie all'anno".
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